giovedì 19 marzo 2015

W I QUAQUARAQUA'


Traggo spunto da questo significativo articolo per dire la mia sulla militanza politica sul versante sovranista 


Se un quaquaraquà è chi diffonde le idee in cui crede, senza presunzione e secondi fini, come può ad ogni occasione e con chiunque,
IO SONO UN QUAQUARAQUA'

Definire quaquaraquà le persone capaci di pensiero autonomo solo perchè indisponibili alla parte del servo sciocco, definisce irrimediabilmente chi lo fa.

Preferendo la mia indipendenza all'essere un numero che qualcun'altro spende, attendo con pazienza il tempo della militanza, che verrà al momento opportuno ed al fianco di chi saprà meritare il mio sostegno.

Per ora resto un fiero quaquaraquà!
(sempre meglio che dare i numeri). 


Dato sfogo alla vena polemica ora provo ad articolare seriamente.

Ciò che sto tentando di fare già da tempo è partecipare allo sviluppo di una una forza politica in grado di dare risposte ad una auspicabile prossima richiesta (che tarda a venire) di una forza politica sovranista democratica.
L'attuale vuoto politico sul fr
onte sovranista ancora non viene percepito dal popolo distratto dai media conformati al regime liberista, ma quando lo sarà la gente dovrà trovare pronta all'azione una formazione democratica (meglio un partito nel senso nobile del termine) e non "l'uomo forte".
Al momento non esiste una forza in grado di riscuotere i favori del popolo, ma solo piccole formazioni dalle buone basi teoriche incapaci di comunicare tra di loro.
Alcune perchè troppo impegnate nello sterile autoaccrescimento (peraltro con scarsi risultati), altre perchè troppo impegnate su troppi fronti; alcune perchè dirette da teorici con scarsa "attitudine al comando", altre perchè dirette in maniera autoritaria da chi non vuole "capitani" capaci di ragionamento autonomo, ma solo servi sciocchi.
Nell'universo sovranista attuale si scade sovente in azioni che nulla hanno a che vedere con una visione umanista della politica e documenti politici pressochè perfetti vengono traditi in nome di una stupida competizione (in stile liberista) con le altre formazioni in luogo di una proficua ed intelligente collaborazione.
Troppo spesso siamo stati testimoni dell'applicazione, alla militanza politica, di brutte tecniche di marcheting (stile multilevel) tipo: "se ognuno di noi porta 5 persone tra un anno saremo 100, tra due 500, tre tre 2500 ...".

Troppo spesso abbiamo assistito a tentativi di uniformare le attività dei soci (come in un pessimo franchising) in luogo di formare militanti dando risalto alle particolari capacità dei singoli.
 

Presto (spero) ci sarà una formazione onestamente diretta, composta da militanti capaci di dialogare senza competere, che abbia come faro tre parole: lavoro, democrazia e sovranità; quando ciò avverrà sarò disponibile a darle il mio sostegno; per il momento mi dedico alla divulgazione (per quello che posso).

Simone Boemio

lunedì 16 marzo 2015

Ma 'ndo vai ... n.2


 
Se dopo che mi sono fatto tua moglie, abusato di te ed ipotecato la tua casa, il tuo piano B è quello di far lavorare come schiavi i tuoi figli e svendere ogni tuo residuo misero avere per un altro prestito, accomodati pure.
Come a dire: cara Grecia, fai quello che vuoi, ci servirai da esempio per chiunque altro vorrà provare a farlo.

Non sempre la soluzione più sbrigativa è la migliore.
 
Un piccolo paese in default dovrebbe prima trovare alleanze con altri paesi in condizioni simili al suo ed evitare accordi con altri potenti strozzini capaci di annientarlo e, solamente dopo, può tentare di svincolarsi dalla morsa in cui si è cacciato.

Un'altra soluzione potrebbe essere una rischiosa sollevazione popolare dall'esito incerto.

Non vedo soluzione nell'immediato per il popolo greco, tradito dai propri governanti del passato ed ora diretto "a vista" da quelli che appaiono giorno dopo giorno dei dilettanti allo sbaraglio.

Ci vorranno decenni per riportare la Grecia alla propria legittima sovranità e non è certamente quella di cederne ulteriore, diventando definitivamente colonia, la soluzione da attuare ora.

Purtroppo non si libereranno da nulla nel passaggio dalla padella (Troika) alla brace (Russia, Cina o Stati Uniti), anche perchè padella e brace rappresentano due facce della stessa medaglia.

Uscire dal solo euro ed affidarsi ai prestiti di potenze che se ne fregano degli interessi dei propri cittadini (figuriamoci di quelli greci) significherebbe:
- nella migliore delle ipotesi, affidandosi agli Stati Uniti, cedere ulteriormente sovranità con la conseguente definitiva scomparsa dello Stato (il TTIP è alle porte);
- nella peggiore, affidandosi a Russia e Cina, anche provocare una pericolosa destabilizzazione geopolitica di tutta l'area con conseguenze ora difficilmente prevedibili.
 
Purtroppo alcuni nostrani "economisti fai da te" vedono di buon occhio un "grexit" senza avere alcuna cognizione di ciò che comporterebbe, sperando in un inverosimile effetto domino che coinvolga anche il nostro paese.
Loro, che sono pronti a dar credito al Salvini di turno, che hanno appena capito che una moneta deve essere adeguata all'economia di cui è espressione, devono ancora capire che, senza distruggere l'impianto liberista ed oligarchico dell'Unione Europea, tornare alle monete nazionali significherebbe solo uno spostamento dei profitti da un genere di capitalismo ad un altro e mai dal capitale verso il lavoro.
A costoro dico che trovo immorale tifare per eventi potenzialmente pericolosi per altri popoli, sperando in una qualche improbabile ripercussione a casa nostra, perchè il nostro non è in grado di emanciparsi.

Tornando alla situazione greca, comunque vada per loro, le cose possono solamente peggiorare fino al momento in cui l'Unione Europea verrà dissolta da una ancor lontana alleanza tra i paesi PIIGS.

Simone Boemio

giovedì 5 marzo 2015

Quando le domande fungono da spartiacque

Grazie ad una segnalazione del mio amico Giuseppe Mattoni, sono venuto a conoscenza ad appena due ore dall'inizio dei lavori, di una iniziativa del Partito Democratico dell'area del Trasimeno, tenuta ben nascosta al pubblico "non allineato" a causa delle insidie che poteva celare.


Dal volantino si evince che il tema della serata sarebbe stato il "Jobs Act" dettato dalla troika al nostro "burattino aspirante mangiafuoco". E così è stato, fino alla mia domanda.


Del resto come è possibile far riprendere l'economia e con essa l'occupazione quando lo Stato è impossibilitato ad agire anticiclicamente come vorrebbe la nostra Costituzione e come impedito dai trattati europei e dai rapporti di forza tra gli Stati che li hanno sottoscritti? 

Registro che, al mio quesito, nell'ordine:
- la D.ssa Santagata purtroppo non ha risposto,
- il Professor Calvieri, che pure aveva fatto poco prima un condivisibile intervento di censura, non solo verso il jobs act, ma anche nei confronti dei risultati dell'applicazione dei trattati europei, ha innestato la retromarcia fornendo la solita spiegazione senza alcuna valenza scientifica che vedrebbe l'Italia fagocitata dalla globalizzazione in caso di ritorno ad una moneta nazionale; ma tant'è, un giurista non necessariamente deve conoscere la macroeconomia.
- l'On. Fassina, infine, ha risposto piuttosto chiaramente come avete potuto osservare nel video qui sopra.


Da ciò una considerazione:
Una domanda secca rappresenta un primo spartiacque in grado di farci capire chi abbiamo di fronte.



Ora gli interventi

Una preparata D.ssa Serena Santagata, responsabile del dipartimento lavoro nel PD Umbro, ci ha spiegato quelli che sarebbero, secondo la linea di partito, i tratti positivi del Jobs Act, pur denunciandone onestamente alcuni limiti.
Ecco il suo intervento:



Il Professor Carlo Calvieri del Dipartimento di Giurisprudenza dell'Università degli Studi di Perugia, dal canto suo contenendo a stento i toni, ne ha denunciati i tratti più perniciosi per i lavoratori.
Ecco il suo intervento:



Infine l'On. Stefano Fassina, anche lui fortemente critico e contrario nei confronti del Jobs Act e su ciò che l'ha reso obbligatorio: l'Unione Europea.
Ecco il suo intervento:







Colgo ora l'occasione per lasciare, a queste "pagine", una serie di mie personali riflessioni sulla figura dell'On. Fassina, non tanto per stabilire o consigliare qualcosa, ma per verificare in futuro le mie attuali capacità, di novellino, di interpretare la politica, il tutto nello spirito di questo blog personale.

Tutti noi conosciamo la sua attuale battaglia contro ciò che è diventato il Partito Democratico contagiato dall'impianto antidemocratico e liberista della Unione Europea voluta e sostenuta del resto dallo stesso, erede snaturato dell'ex Partito Comunista Italiano.
Una battaglia che, a molti pare tardiva, ma che a mio avviso risulta provvidenziale.
Del resto se si vuol diventare maggioranza qualcuno della parte avversa dovrà pur passare dalla nostra, no? 
Tanto meglio se questo qualcuno, con largo anticipo sugli altri suoi colleghi che opportunisticamente stanno a guardare, è un importante leader politico.
Io personalmente ho iniziato a seguirlo con attenzione dal dicembre 2013, quando nel corso di questo evento promosso dalla Fondazione Nuova Italia (On. Gianni Alemanno) con la collaborazione tecnico-scientifica di a/simmetrie (Prof. Alberto Bagnai),

https://www.youtube.com/watch?v=t1PItR05ePI#t=14887
l'intervento finale dell'On. Fassina dal minuto 4:14:50
ha, a mio avviso, intrapreso la sua personale svolta, dettata dalle sue radici. Progressivamente, da quella affermazione rivolta ai professori sul tavolo di presidenza "se ciò che prospettate dovesse avverarsi per il PD è finita" (mia libera interpretazione), fino alla presa di posizione netta di ieri sera da me sollecitata, l'On. Fassina ha, nel tempo e progressivamente, maturato la sua posizione avversa all'Unione Europea del mercato unico, della competizione "tutti contro tutti" sancita nei trattati, dell'annullamento dei diritti dei lavoratori in favore della stabilità dei prezzi, dei compiti a casa imposti ai paesi "maiali" (noi) da quelli "virtuosi" e del suo strumento principale: l'euro.
Per sua stessa ammissione, inizialmente credeva possibile una integrazione europea, ma nel tempo (aggiungo io: con la comprensione dei trattati europei e con l'analisi dei risultati a cui hanno portato), si è sempre di più smarcato dalla sudditanza del suo partito verso il "vincolo esterno", sposando definitivamente la visione keynesiana della politica economica avversa al liberismo che impregna le istituzioni europee e lo stesso PD.
Il perchè di tale scelta forse sarà l'oggetto di una mia prossima domanda, certamente non lo ha fatto per opportunismo, in virtù del quale avrebbe dovuto, per logica, restare aderente alla linea ufficiale del Partito Democratico.
Forse lo ha fatto per coerenza con se stesso, o forse "per reazione" all'autoritarismo del suo attuale segretario Renzi, o forse ancora lo ha fatto perchè stimolato dagli incontri con i "professori no-euro"; non saprei dirlo.
Al momento, neanche lui ben sa se questa sua battaglia lo porterà ad una rottura col PD o se (come spera) riporterà quest'ultimo ad attuare politiche in favore dei lavoratori e delle famiglie italiane, ma purtroppo, come ha potuto lui stesso constatare con la vicenda dell'Unione Europea, se le sceglie proprio senza speranza le istanze su cui puntare! Non vorrei che questo suo temporeggiare nella speranza di un "ravvedimento" del suo partito, non favorisca le forze globalizzatrici.
Vedremo; il dado per lui è ormai tratto indipendentemente da come andrà e dovrà guardarsi bene intorno, laddove non è facile trovare alleati su cui fare sicuro affidamento, con la speranza (per noi sovranisti, ma anche per lui) che le sue scelte non si rivelino un boomerang.
Quindi, qualunque sia il suo futuro politico, vista la sua preparazione e considerato il numero di validi economisti keynesiani sulla scena nazionale, spero proprio vorrà tenersi alla larga da irosi personaggi indisponibili a collaborare con chi non dimostra loro fedeltà assoluta e che per di più lo appellano in maniera irriverente.
Confido inoltre che vorrà mantenere le distanze con personalità che, cedendo alle tentazioni, scelgono di appoggiare qualsiasi cosa purchè sia contro l'euro, senza denunciarne a dovere istanze liberiste, incostituzionali e talvolta razziste.
E già che ci sono infine suppongo che, se proprio a qualcuno dovrà rivolgersi per una collaborazione, "renderà pan per focaccia" alleandosi proprio con chi risulta particolarmente indigesto ai personaggi di cui sopra.


Simone Boemio

mercoledì 4 marzo 2015

Fassina a Magione (PG) su Unione Europea e Jobs Act

L'On. Stefano Fassina a Magione (PG) sull'Unione Europea.

Intanto guardatevi questa chicca.
Direi decisamente esaustiva!
Non credete?

Prossimamente i video dell'incontro organizzato dal PD locale sul Jobs Act del governo Renzi


Alla mia domanda piuttosto diretta, ha fornito risposta chiara e netta.

Il dado è tratto!