venerdì 12 giugno 2015

Sul reddito minimo universale 2 - La vendetta!



Ambarabàcicicocò!

Per tutti quelli capaci a malapena di leggere un titolo, ecco qui sopra qualcosa di interessante di cui parlare.

A chiunque abbia la curiosità intellettuale necessaria a oltrepassare le barriere imposte dalla comune morale liberista ed interessato ad approfondire la proposta riguardante il Reddito Minimo Universale (detto anche Reddito di Base), piuttosto che continuare la lettura del presente post, consiglio questo mio lavoro precedente
e la visione di questo interessante video sottotitolato, gentilmente segnalatomi da chi intende partecipare al dibattito con serietà e correttezza
considerando, ad ogni passaggio, ciò che recita l’Art. 4 della Nostra Carta Costituzionale:
La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto.
Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un'attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società.

A Fiorenzo, che ancora reputo un amico malgrado il trattamento che mi ha riservato in alcuni commenti e due post, offro questo articolo con la preghiera evitare in futuro certi toni nei miei confronti.

Premettendo infine che le divergenze tra me e Fiorenzo si stanno evidenziando su un punto che dovrà essere affrontato (secondo il mio articolo) quando vivremo in uno Stato sovrano e democratico che avrà spazzato via tutte le pseudo-riforme e le norme di stampo liberista degli ultimi decenni, che si sarà tirato fuori dal giogo dell’Unione Europea e che starà applicando la Costituzione originaria del 1948 (compreso l’Art.4 in toto) - chissà quando - cose sulle quali Fiorenzo ed io siamo completamente concordi, vado a esaminare passo per passo il suo testo appuntando, in rosso, le mie osservazioni.


Il Reddito Minimo Universale di Fiorenzo Fraioli
Con mie considerazioni in rosso

Questo post nasce dalla lettura dell'articolo dell'amico Simone Boemio dal titolo "Sul reddito mimimo universale" la cui lettura ha suscitato un paio di mie reazioni dal tono lievemente infastidito (qui e qui).
Me ne dispiaccio ma anche no, perché non sarebbe onesto, da parte mia, nascondere quel che penso. E quel che penso è che le proposte di cui si discute in questi giorni, dal Reddito di Cittadinanza (RdC) al Reddito Minimo Universale (RMU), sebbene diverse nei dettagli, abbiano alla fin fine degli elementi in comune che reputo estremamente negativi. Oggi però parlerò del solo RMU, così come è esposto da Simone, così sarà tutto più semplice. Giusto, visto che io non parlo di Reddito di Cittadinanza come Renzi e M5S in un regime oligarchico liberista, ma del Reddito Minimo Universale (detto anche di base) in uno Stato democratico e sovrano.
Premetto che, nel testo che segue, non prenderò in considerazione un problema che, a mio parere, è in qualche modo connesso, ovvero la necessità di ripensare il modello di sviluppo per i limiti della biosfera. Pongo questo confine per ragioni semplicità, onde limitare al massimo le complicazioni, e di ciò parlerò in un'altra occasione. Bene, sarebbe fuorviante e comunque qualsiasi soluzione sarebbe sempre compatibile col R.M.U., basta volerlo.
Simone parte da una premessa: "La tecnologia fa passi sempre più grandi eliminando posti di lavoro".  Non solo, affermo che “La dicotomia "lavoro - reddito" è ciò che consente al progresso scientifico di provocare disoccupazione, povertà e ingiustizia” e tanto altro.
Ciò è vero, è stato vero e presumibilmente lo sarà in futuro. Mi consenta però l'amico Simone di osservare che anche gli arretramenti tecnologici causano perdita di posti di lavoro! Arretramenti tecnologici? Un ossimoro: Dalla ruota al quadrato? Dalle auto ai cavalli? Dalla medicina nucleare al salasso? Quando mai sarebbero avvenuti? Quali conseguenze avrebbero avuto sull’occupazione?
Diciamo allora che ogni cambiamento ne produce altri, alimentando quel continuo divenire che è la storia umana. Se davvero il progresso tecnologico conducesse solo alla perdita di posti di lavoro, da un bel po' di tempo non ce ne sarebbero più. Cosa evidentemente non vera. Esatto, è falso che il progresso tecnologico potrebbe eliminare TUTTI i posti di lavoro; infatti, io non ho mai scritto una simile stupidaggine, anzi. Mi chiedo perché continui a sviare mettendomi in bocca cose che neanche penso? Mi viene un sospetto!
Quello che si osserva, invece, in particolare da quando siamo entrati nella modernità, è che anche in tempo di relativa pace, e con la più ampia disponibilità di risorse e tecniche, la povertà anche estrema continua a sussistere. Esatto, è anche questo l’aspetto che mi ha portato a questa mia proposta, questo è ciò che mi ha spinto a rivedere le mie posizioni che ho sostenuto in passato e delle quali mi sono liberato (pur non pretendendo che lo faccia anche tu).
Molte delle soluzioni che vengono proposte sono alla fine riconducibili all'idea di "forzare" una redistribuzione della ricchezza e del reddito tale da minimizzare questo fenomeno.
La logica che sta dietro sia al RdC che al RMU Ancora? sono completamente diversiii è quella di forzare a valle la redistribuzione del reddito attraverso una legge. A valle? Non credo proprio (Goofy docet). Per quanto ne so a valle significa dal basso. Nella mia proposta è lo Stato che determina il tutto, quindi a monte!
Ci si aggiunge (chi l'aggiunge? tu? strumentalmente?) l'apocalittica previsione di un progresso tecnologico così straordinario da rendere addirittura superflui gli esseri umani, con alcuni che giungono a immaginare un complotto avente per scopo quello di ridurre drasticamente la popolazione mondiale. Ora io non so se queste idee complottiste abbiano un fondamento, ma non credo che l'amico Simone si riferisca ad esse, cioè ad una macchinazione politica (di ciò si tratterebbe) per raggiungere un così crudele e abominevole obiettivo. Metteremo quindi da parte questa ipotetica realtà e mi concentrerò su ragionamenti meno paranoici. Sono tesi che hai tirato fuori tu, continuo a chiedermi il perché. Il sospetto aumenta. Ovviamente non sono annoverabile tra certi singolari liberi pensatori che comunque io rispetto in quanto tali.
Il progresso tecnologico provoca cambiamenti che alterano i rapporti di forza tra le classi sociali, e di conseguenza i meccanismi distributivi. La domanda è: può una legge che si limita a forzare a valle la redistribuzione del reddito essere efficace? Ho scritto "forzare a valle la redistribuzione del reddito" non a caso. Il punto è esattamente questo: un meccanismo redistributivo può sì operare a valle sul reddito, ma può anche farlo a monte, e non sul reddito bensì sulle opportunità, cioè sulla domanda di lavoro. Se intendi questo, per valle e monte, suggerisco da nord-est e da sud-ovest, così, tanto per significare quanto sia fittizia e vacua questa parte della discussione sulla quale tu incentri tutto dicendo “il punto è esattamente questo”. Infatti, come sa chi ha avuto l’accortezza di leggere nel mio articolo prima di ricamarci su, ciò che vi è previsto per il futuro è uno Stato che fornisca opportunità di lavoro, che elimini le sacche di povertà ed emarginazione sempre più ampie nell’Italia colonizzata dalla U.E. e che successivamente si dedichi a chi proprio non ha attitudine o abilità al lavoro, ma magari ha una famiglia da badare (vedi casalinghe) che ha un’arte da esprimere (un po’ come in passato, solo che al posto del Signorotto locale c’è uno Stato che provvede al sostentamento dell’artista), che più drammaticamente soffre di patologie invalidanti, ecc.. (e con ciò mi dolgo del fatto che, non solo giudichi ciò che scrivono gli altri dal solo titolo, ma neanche leggi i commenti che questi fanno sul tuo stesso blog).
Ora la Costituzione italiana, quando è stata applicata, cioè dalla metà degli anni cinquanta alla metà degli anni settanta del secolo scorso, ha operato esattamente nel senso di agire a monte e sulla domanda di lavoro. La Costituzione italiana disegna un modello nel quale la tendenza del capitale al massimo profitto è contrastata non erogando reddito in cambio di nulla, bensì assegnando allo Stato il compito di reimpiegare la forza lavoro attraverso il suo intervento diretto nell'economia. Ciò ha permesso lo sviluppo di una dinamica virtuosa tra gli egoismi privatistici e i bisogni collettivi, ed è così accaduto che la rete elettrica, telefonica, stradale, idrica, insomma tutta la dotazione infrastrutturale del paese, abbia conosciuto una fase di enorme sviluppo, impensabile sia se tutto fosse stato lasciato nelle mani del capitale, come pure se si fosse scelta la strada della semplice elargizione di un reddito. A parte il fatto che la Costituzione Italiana non è mai stata applicata in toto, come del resto neanche gli Italiani sono stati fatti (cit. d’Azeglio), mi permetto di insistere: leggi il mio articolo, perderesti meno tempo a contestarmi cose che ho già asserito io.
Un reddito, dunque, che è stato ben elargito, sebbene non in forma monetaria bensì sotto forma di servizi: sanità, assicurazioni contro gli infortuni, servizi scolatici, culturali, ricerca scientifica e molto altro. E' vero o no che l'Italia è stata ai vertici della ricerca scientifica ed applicata per alcuni decenni? Ciò è forse accaduto per merito degli investimenti privati? E allora? Che centra con quello che ho scritto? Trovami il passaggio dove io disconoscerei ciò o dove si intende che il RMU impedisca gli investimenti dello Stato! Lascia perdere, ti aiuto io, ecco cosa ho scritto: “Lasciare che tali mezzi vengano acquisiti ed utilizzati unicamente dai privati per il loro profitto significa consegnare le leve dell'economia a questi ultimi e con esse tutta la società.” Ed anche: “La presenza del reddito minimo universale non esclude, anzi prevede, la fornitura da parte dello Stato di servizi al cittadino gratuiti legati a sanità, istruzione e trasporti, nonchè ad un piano di edilizia residenziale pubblico.”
Si potrebbe obiettare, e l'amico Simone lo fa, che il RMU dovrebbe essere erogato solo dopo aver ricostituito un regime di legalità costituzionale. Ebbene, parliamo di ciò.
La tesi di fondo è che, in una società civile, deve essere possibile vivere senza essere necessariamente sottoposti al ricatto di dover lavorare. In parte ho già risposto a questa obiezione, laddove ho sottolineato che la nostra Costituzione prevede una sorta di reddito di cittadinanza sotto forma di diritti universali garantiti a tutti, come pure l'uso della stessa dotazione infrastrutturale che solo l'intervento diretto dello Stato può sviluppare e rendere universalmente disponibile a prezzi accessibili perché non incorporano il profitto. Sono concetti complementari non in contrasto con la mia proposta … e dico anche questo nel mio articolo.
Si aggiunga a ciò che forme di elargizione diretta alle fasce più sfavorite della popolazione sono anche state messe in atto durante la prima repubblica: cos'altro erano, ad esempio, gli stipendi dei forestali della Sila in Calabria o i piani casa di Fanfani? No, in cambio dovevi presentarti al lavoro e, come ho già avuto modo di dire in qualche commento, uno Stato che offre lavoro alienante fine a se stesso (del genere “stare seduto a fumare” o “fare buche richiudere buche”) è uno Stato padre e padrone, ingiusto, al quale ribellarsi come è spesso avvenuto nell’Est.
In definitiva, il RMU altro non è che la richiesta di aggiungere, ai già esistenti redditi sotto forma di servizi che il modello costituzionale italiano assicurava, anche un reddito monetario, elargito a tutti in base alla cittadinanza e presentatoci da Simone come un ulteriore passo avanti verso una società sempre più civile e giusta. Esatto
Caro Simone, permettimi di dissentire con la massima decisione da questa tua visione. Ma quali visioni? Fino ad ora hai detto cose che dico anche io, intervallate da concetti che fai passare per miei, ma che miei non sono.
Devo fare una premessa. A meno che non si voglia instaurare un modello collettivistico di comando (con tutti i problemi che conosciamo) è inevitabile lasciare ai cittadini la libertà di stipulare obblighi economici reciproci i quali implicano, necessariamente, il diritto all'iniziativa privata. Non ho mai previsto il contrario. Dall'inizio di questa parentesi (spiacevole a causa dei tuoi toni), mi chiedo perché senti costantemente la necessità di porre a controprova delle affermazioni alle quali io, non solo non mi oppongo, ma che addirittura sostengo, per esempio scrivo:
“- una cittadina o un cittadino che vorrà intraprendere una attività imprenditoriale sarà libera/o di fare ricerca e sviluppare un'idea senza lo spettro incombente del fallimento”
E anche:
“Inoltre, un imprenditore che pretenderà di sfruttare il lavoro dei suoi dipendenti o che investirà in tecnologia alienante il lavoro umano (mirando unicamente all'innalzamento della propria quota di profitto), non avrà vita facile in quanto:
- nessuno sarà disponibile ad essere sfruttato
- il salario e gli stipendi minimi saranno fissati dai contratti di lavoro pubblico
- la tassazione sarà proporzionale al profitto ed inversamente proporzionale alle spese per salari, stipendi ed investimenti che comportano assunzioni.“
Forse se lo stanno chiedendo anche quei pochi che sono arrivati fin qua.
Questa implica, a sua volta, l'esistenza di forme di concorrenza che conducono inevitabilmente al sorgere di disparità che, nel tempo, approfondiscono le differenze di reddito e di status. Sto dicendo delle ovvietà, caro Simone, non credo che tu abbia nulla da obiettare. Ebbene, la soluzione che tu auspichi è questo RMU, il quale dovrebbe essere erogato, se ho ben inteso, a tutti, a prescindere dalla condizione economica. Vogliamo fare un esempio?
Hai letto le sorelle Materassi? Ti ricordi di Remo, il loro nipotino viziato e spendaccione? Anche a Remo andrebbe il RMU, o no? Ti sembra giusto? Daje col moralismo, ma non dovevamo liberarcene una volta studiato Bagnai?
Tu mi dirai che Remo, a fronte di questo diritto dovrebbe, come tutti i cittadini abili ed in età lavorativa, "rendersi disponibile a far fronte alle esigenze dello Stato attraverso un servizio civile o militare da ripetere ogni anno per un periodo di tempo limitato o in caso di emergenze nazionali".
Ma scusa, Simone, non sarebbe meglio non dare il RMU a Remo e offrire invece una retribuzione e un'occupazione a tempo indeterminato e meglio retribuita ai lavoratori di un servizio civile nazionale? Che cos'è questo pastrocchio del RMU? Non te la prendere, ma io francamente non capisco. La risposta è ovviamente No! Il servizio civile o militare obbligatorio periodico è ciò che viene richiesto da molti Stati sovrani. Un paio di settimanelle all’anno in “campeggio” ad imparare tecniche di salvataggio o rinfrescare tecniche di autodifesa o altro in funzione delle specifiche attitudini del cittadino/a (purchè sia abile).
E se non capisci non me la prendo, anzi posso provare a rispiegarti tutto d’accapo, se sei sinceramente interessato, magari davanti ad una bottiglia di buon vino. Ma credo che riusciresti da solo se:
1° mettessi da parte (anche solo momentaneamente) tanti preconcetti, vedendo tutto senza il filtro della moralità liberista imperante
2° leggessi attentamente quello che ho scritto
Ma sia! Ammettiamo che, dopo aver ricostituito il modello costituzionale (quindi dopo essere usciti dall'euro e dall'Unione Europea), si faccia una legge istitutiva del RMU. Elargito a tutti, come tu chiedi. Immaginiamo ora che tu, preso da un'improvvisa passione per la filologia romanza, decida di dedicare alcuni anni della tua vita a questi studi. Naturalmente, e voglio ben sperarlo, questo RMU dovrebbe sommarsi a tutte le altre forme di reddito aggiuntivo e/o differito che sono possibili quando è rispettata la legalità costituzionale: sanità, scuola, trasporti, previdenza, assicurazione contro gli infortuni, et cetera et cetera. La domanda è: ti sembra ciò possibile? Tu te ne stai a casa, bello spaparanzato a studiare filologia romanza, e intanto milioni di altri cittadini si alzano per andare a lavorare, per offrire a te quei servizi in cambio di un reddito che dovrebbe fornire loro le stesse cose di cui godi tu standotene bello spaparanzato sul divano! Secondo te laggente è scema?
Ti ricordo che la gente va a lavorare solo e soltanto se ha bisogno di qualcosa che può ottenere attraverso un contratto che stabilisce obblighi reciproci. Senza il bisogno, perché mai laggente dovrebbe lavorare? Non credo proprio che la gente sia scema (questo lo hai detto tu), semplicemente non hai letto (o capito, come da tua stessa ammissione) un ciufolo ciò che propongo. Sono un po’ stanchino di questo fatto. Ma tant’è ed a tuo uso ripeto di nuovo quello che ho scritto:
- una cittadina o un cittadino con ambizioni e bisogni particolari potrà lavorare con orari confacenti alle sue necessità e, percependo un reddito di riguardo, senza dover scendere a compromessi
- una cittadina o un cittadino con capacità artistiche o sportive potrà dedicarsi ad esse con tranquillità concedendo i frutti della sua arte alla società tutta
- una cittadina o un cittadino che vorrà intraprendere una attività imprenditoriale sarà libera/o di fare ricerca e sviluppare un'idea senza lo spettro incombente del fallimento
- una cittadina o un cittadino che sentirà la necessità di dedicarsi unicamente alla propria famiglia potrà farlo senza rinunce e sacrifici
- una cittadina o un cittadino che deciderà di "accontentarsi" ... dovrà appunto accontentarsi
Ecco, quest’ultima casistica che è quella attinente al buon Remo, sarà quella meno perseguita dagli Italiani che sappiamo essere un popolo di lavoratori, intraprendenti ed anche con esigenze in fatto di stile di vita non indifferenti
Vuoi che te la spieghi meglio?
Se vuoi del buon vino e vivi di R.M.U. devi lavorare altrimenti non puoi permettertelo!
Orbene, qui arrivi tu e cominci a fantasticare di automazione, di fabbriche che si aggiustano da sole e producono milioni e milioni di beni di cui tutti possono godere a basso prezzo perché l'unica cosa che serve è un governo che stampa dei pezzi di carta che costituiscono titolo a godere dei frutti di questa meraviglia! Il paese dei balocchi! Le mie non sono fantasie, non ho parlato di fabbriche che si aggiustano da sole (queste si che lo sono e le hai tirate fuori tu), ma ho scritto questo:
“Anche in settori come l'insegnamento, la medicina, le opere pubbliche, l'informazione ecc., l'impiego umano verrà limitato sempre di più dall'uso esasperato di macchine e computer destinati ad eseguire operazioni sempre più complesse e lasciando a pochi il compito della mera sorveglianza.”
Forse da esperto informatico hai perso qualche passaggio, ora ti aggiorno:
Esistono online corsi abilitanti tenuti da Professori che con una sola registrazione video, insegnano per anni a chissà quanti utenti della rete, in luogo di ciò che fai giornalmente tu
Esistono stabilimenti industriali (ti ricordo che ci lavoro spesso) completamente automatizzati dove le luci vengono accese solo in caso di ingresso dei manutentori
Vuoi che vada avanti?
Questa, caro Simone, è una favoletta, e mi meraviglio che i compagni di ORA te la stiano facendo passare. La realtà è molto più prosaica, e consiste nel fatto che questo RMU è uno specchietto per le allodole agitato al fine di distogliere il popolo dalla serietà della riflessione politica. Sono consapevole che l’imprinting ricevuto da M5S, Goofy e ARS può rendere inconcepibile la democrazia, ma ti rendo noto che in “ora” la parola democrazia non è una cosa da osannare ma lungi dal perseguire. Il processo costituente dà a tutti gli ederenti la libertà di proporre idee che poi democraticamente (guarda un po’) verranno sottoposte ad un’assemblea di pari che potrà votarle o meno e (ariguarda un po’) non ci sarà alcuna scomunica di chi non dovesse veder approvata una proposta. Oddio che eresia!
Facciamo un esempio concreto, perché come sai io sono un prosaico ingegniere. Siamo usciti dall'euro e dall'UE; c'è la piena occupazione; il salario medio è di 30000 euro l'anno in cambio di 8 ore di lavoro per cinque giorni a settimana per 11 mesi l'anno per 30 anni di vita lavorativa. Naturalmente c'è tutto il reddito differito aggiuntivo e/o garantito dal welfare statale. Tu quanto pensi che debba essere questo RMU? Diciamo 10000 euro l'anno? Ciò significa che quelli che lavorano hanno un reddito di 40000 e tu, che te ne stai spaparanzato, uno di 10000. Naturalmente puoi andare a lavorare anche tu, magari un part-time, e allora avresti un reddito di 25000 euro l'anno. Caro Simone, ti faccio una domanda: i prezzi li stabilisci tu o la legge della domanda e dell'offerta? Lo capisci che una situazione così comoda finirebbe con l'attrarre milioni di aspiranti "spaparanzati", con il risultato che la somma dei beni e servizi prodotta diminuirebbe, oppure in alternativa dovrebbero aumentare le retribuzioni di quelli che lavorano, e quindi i prezzi, con l'inevitabile conseguenza che il tuo RMU te lo infili dove fa tanto male? Già ti ho risposto sopra, e comunque ti invito a moderare i termini, non sei affatto simpatico e la tua autorevolezza rischia di toccare il fondo, mi sto chiedendo perché lo fai.
Ebbene, posto che il paese dei balocchi dove le macchine fanno tutto il lavoro necessario non esiste - mi hai sfidato anche su questo e ne riparleremo mettendoci dentro il discorso sui limiti della biosfera - l'unico modo per uscirne sarebbe... mettere dei controlli sui prezzi. Cioè andare, nemmeno troppo lentamente, verso un modello collettivistico! Il che implica, necessariamente, un'economia di comando. Una cosuccia lievemente diversa dal modello costituzionale di cui ti riempi la bocca. Intanto cerca, se ci riesci, di contenerti; di paese dei balocchi ne parli tu, io non mi riempio la bocca di nulla che non sia cibo e bevande, tu? Io non ho sfidato nessuno, tu?
Oltre ad aver previsto una tassazione proporzionale al reddito che drenerebbe risorse economiche anche per finanziare il RMU (questa si chiama “redistribuzione”), ti segnalo che tra le mie proposte che debbono precedere l’applicazione del R.M.U., c’è l’abrogazione di tutte le norme liberista degli ultimi decenni, compresa quella della chiusura del Comitato Interministeriale dei Prezzi. E comunque delle tecnicalità dovranno occuparsi i tecnici.
Guarda Simone, se mi dici che sei diventato comunista, allora posso anche capirti (ma non mi adeguo). Ma il minimo che si possa dire è che, per te, il modello sociale disegnato dalla nostra Costituzione è 'na cosa de passaggio, prima che sorga il sol dell'avenire... Non so se sono comunista e neanche m’interessa la questione, so che la soluzione passa prima per l’applicazione della Costituzione italiana del 1948, attraverso la fuoriuscita dalla UE e l’abrogazione di tutte le norme liberiste degli ultimi decenni; poi, successivamente, e se proprio necessario e stabilito democraticamente, per un suo eventuale adeguamento ai tempi.
E arriviamo così all'ultima osservazione che ho da farti, quella che mi ha reso particolarmente animoso. Ma come, sei d'accordo con me sul fatto che questo è il momento di essere uniti, dunque di evitare di mettere in campo proposte divisive come questa del RMU che, come spero di averti chiarito, implica un superamento in direzione collettivista del nostro modello costituzionale, e ti contraddici in modo così plateale?!
Non mi contraddico affatto, sono contradditori solamente i concetti che tu arbitrariamente fai passare per miei ignorando ogni ragionamento da me esposto nel mio lavoro.
E comunque, chi dice che la mia proposta sia divisiva? Tu? E chi altri?
Le divisioni vanno ricercate altrove (ed i tuoi toni in questo post sono un esempio) non in quello che si farà dopo aver completato “la comune missione”.
Io, e tanti con me, la vediamo in maniera molto diversa; la mia proposta non stravolge l’impianto che vede dalla stessa parte le forze sovraniste, in quanto, è prevista unicamente successivamente al ritorno ad uno Stato democratico e sovrano, basato sulla Costituzione – esattamente in linea con ciò che si propongono tutte le forze sovraniste democratiche in campo. E’ più semplicemente una proposta che distingue, tra le forze sovraniste, chi ambisce ad un “piccolo mondo antico” e chi si prepara ad affrontare le sfide del futuro. Quante volte abbiamo detto che dobbiamo mettere al centro il recupero della sovranità e il ripristino della legalità costituzionale, e solo dopo aver raggiunto questi obiettivi dividerci in funzione delle diverse visioni future? Nella Costituzione c’è già tutto (vedi Articolo 4 con quella parolina magica con la quale non vuoi proprio confrontarti: “spirituale”), il RMU non è contrario alla Costituzione, ma la completa e la realizza.
L’unico pericolo per l’auspicata unità delle forze sovraniste democratiche è l’atteggiamento di chi non sente ragioni e pensa di averne solo lui, di chi non comunica ma scomunica, di chi si dedica alla competizione piuttosto che al dialogo. Ooops!
Tu dirai che è quello che stai appunto facendo, ma forse non hai capito che proporre il RMU significa auspicare un modello collettivista.  In tal caso ti dico: sii chiaro ed esplicito! Dì che sei comunista, dì che il comunismo è il tuo vero obiettivo, non nasconderti dietro una proposta politicamente melliflua che conduce, chi ne intende la natura, a pensare all'irriducibile doppiezza dei comunisti. Insomma, dillo chiaro e tondo che per te (oppure devo dire per voi di ORA?) la Costituzione è 'na cosa de passaggio verso il sol dell'avvenire, e non cercare/te di carpire il consenso dei veri sovranisti! Aridaje con “ora”, ma per caso cerchi di condizionarne il dibattito interno (avresti potuto farlo con trasparenza entrandovi e partecipando alla sua costituzione come me) o peggio mettere zizzania? “Ora” deve ancora nascere, il suo programma deve ancora essere stilato, la forma organizzativa deve essere definita. Questa, assieme ad altre sarà una proposta che verrà sottoposta ad assemblea e congresso che democraticamente decideranno (causa la tua autoesclusione non ci saranno le tue). Fortunatamente in “ora” non abbiamo padri-padroni, ma siamo persone di pari dignità che si sacrificano unicamente per il bene comune e dei nostri figli.
Se "sovranismo" significasse "comunismo", non ci sarebbe stata ragione di inventare un nome nuovo, o no?
Se calcio significasse sport non ci sarebbe bisogno di inventare un nome nuovo, oppure, se impressionismo significasse pittura non ci sarebbe bisogno di inventare un nome nuovo, devo continuare con queste mie supercazzole?
Io la storia la conoscevo un po’ diversa, per esempio sapevo che nei paesi comunisti fosse praticato l’obbligo di lavorare e in quelli socialdemocratici il reddito di base o universale. Ma forse mi sbaglio (non credo proprio).

Conclusioni
In definitiva, nel testo di Fiorenzo abbiamo trovato (periodo per periodo) una Storia dell’umanità e della tecnologia riscritte fantasiosamente (e con qualche tocco di fantascienza), degli ossimori fatti passare per verità, tesi sballate spacciate per mie, travisazioni, omissioni e distorsioni del mio lavoro ed infine volgarità gratuite.
E tutto questo perché?
Solo per cercare con scarso (o meglio nullo) successo di confutare quanto ho scritto?
Secondo me c’è dell’altro.
Noi sovranisti ci scontriamo spesso con questo aspetto della natura umana:
le persone spesso sono restie a rivedere le proprie convinzioni, talvolta per convenienza personale (e giurerei che non è il caso di Fiorenzo), talvolta per pigrizia mentale, talvolta per orgoglio ed affrontano le ragioni degli altri sottovalutandole o (purtroppo) schernendole.

Simone ArticoloUno Boemio

sabato 6 giugno 2015

Sul reddito mimimo universale o di base


Premesse
  La dicotomia "lavoro - reddito" è ciò che consente al progresso scientifico di provocare disoccupazione, povertà e ingiustizia.


La tecnologia fa passi sempre più grandi eliminando posti di lavoro (anche di concetto), inducendo i lavoratori a rinunciare a diritti acquisiti pur di lavorare e garantendo profitti sempre maggiori al capitale.

Anche in settori come l'insegnamento, la medicina, le opere pubbliche, l'informazione ecc., l'impiego umano verrà limitato sempre di più dall'uso esasperato di macchine e computer destinati ad eseguire operazioni sempre più complesse e lasciando a pochi il compito della mera sorveglianza.

Lasciare che tali mezzi vengano acquisiti ed utilizzati unicamente dai privati per il loro profitto significa consegnare le leve dell'economia a questi ultimi e con esse tutta la società.

Nell'Unione Europea, dove l'intervento pubblico nell'economia è praticamente vietato, non è prevista alcuna forma di solidarietà e comunione, anzi queste sono espressamente negate dai trattati che la regolano; la competizione è istituzionalizzata e perseguita a tutti i livelli: tra Stati, tra Enti, tra imprese, tra lavoratori, ecc.; la comunicazione tende a mettere tutti contro tutti; la democrazia è solamente di facciata; gli Stati non possono operare negli interessi dei cittadini a meno di indebitarsi con la finanza internazionale e l'indebitamento degli Stati ricade sui cittadini in una spirale inarrestabile verso il basso.
In un concetto: nell'Unione Europea l'esautorazione delle Costituzioni è un fatto indiscutibile che mostra ogni giorno i suoi frutti avvelenati.

Non solo, gli Stati stanno per essere sottomessi definitivamente al potere economico delle multinazionali con dispositivi come il trattato transatlantico TTIP, impossibile da realizzare senza la "copertura" dell'attuale costruzione europea ed in presenza di veri Stati democratici e sovrani.

Pertanto, ciò che mi prefiggo di discutere con chi vorrà in queste righe è una ipotesi che potrà essere attuata unicamente successivamente al ripristino della Carta Costituzionale nella sua versione originale del 1948 (quindi alla uscita del Nostro Paese dall'Unione Europea) ed all'abrogazione di tutte le pseudo-riforme di stampo liberista degli ultimi decenni, quando lo Stato sovranamente avrà:
- la possibilità assicurare ai cittadini una vita dignitosa
- eliminato le sacche di povertà attualmente esistenti ricostruendo il potenziale produttivo nei territori,
- perseguito la massima occupazione creando lavoro con retribuzioni di riguardo ed orari commisurati alle esigenze del singolo lavoratore
e la democrazia sarà ritornata a determinare le scelte pubbliche.
Da ciò, la necessità in primis di un impegno finalizzato al riposizionamento della Costituzione Repubblicana originale al vertice dell'ordinamento e della vita dei cittadini e, successivamente, ci si potrà occupare di come adeguarla ai tempi correnti e futuri.

Ripeto a scanso di equivoci ed in altri termini: questa proposta non è attuabile in un regime oligarchico liberista, nelle attuali condizioni, con gli Stati impossibilitati a perseguire politiche di piena occupazione e di benessere diffuso, un eventuale reddito di cittadinanza (che verrebbe emesso necessariamente dalla privata BCE) sarebbe una elemosina concessa alla gente elargita unicamente con lo scopo di soggiogarla e controllarne gli impulsi alla ribellione.



Il punto
Affinchè si possa realizzare quanto segue occorrerà innanzitutto liberare da concetti "moralistici" il tema del lavoro e considerare tale anche il dedicarsi a doti personali, alle arti, alla conoscenza, al benessere dei propri cari.
Uno Stato, sebbene social-democratico e sovrano, che crei lavori alienanti e fini a se stessi sarebbe visto comunque come un padrone ingiusto.


Definizione:
Il reddito minimo universale, detto anche reddito di base, non è il reddito di cittadinanza, ma è una erogazione monetaria, a intervallo di tempo regolare, distribuita a tutti coloro dotati di cittadinanza e di residenza, in grado di consentire una vita minima dignitosa, cumulabile con altri redditi (da lavoro, da impresa, da rendita, ecc.), indipendentemente dall'attività lavorativa effettuata, dal sesso, dal credo religioso e dalla posizione sociale ed erogato durante tutta la vita del soggetto.
La presenza del reddito minimo universale non esclude, anzi prevede, la fornitura da parte dello Stato di servizi al cittadino gratuiti legati a sanità, istruzione e trasporti, nonchè ad un piano di edilizia residenziale pubblico.
A fronte di questo diritto tutti i cittadini abili ed in età lavorativa dovranno rendersi disponibili a far fronte alle esigenze dello Stato attraverso un servizio civile o militare da ripetere ogni anno per un periodo di tempo limitato o in caso di emergenze nazionali durante tutto il corso di queste.
  1. Si tratta di un versamento in denaro a scadenza regolare. Dunque, né una somma versata una tantum, né un contributo per specifici servizi.
  2. Esso è erogato da una comunità politica (Stato), che lo finanzia attraverso l'emissione di moneta sovrana e la tassazione generale.
  3. Unico requisito richiesto per essere titolati a ricevere un reddito di base è la cittadinanza e la residenza stabile; in alcune proposte gli individui stabilmente residenti da un periodo di tempo lungo sono inseriti tra i beneficiari benchè non ancora dotati di cittadinanza.
  4. Ancora le diverse proposte distinguono tra un reddito versato a partire dalla maggiore età da uno a cui si è titolati dalla nascita.
  5. Quando proposto come sostituto delle pensioni di anzianità, è inoltre generalmente previsto un assegno più sostanzioso in corrispondenza con il raggiungimento dell'età pensionistica.
  6. A differenza di molte delle politiche sociali attuali, determinate dal nucleo familiare, il reddito di base è un intervento di tipo individuale, che non subisce variazioni in riferimento al proprio status familiare.
  7. Il reddito di base è versato a tutti (cioè ai soggetti individuati nel punto 3) indipendentemente dalla propria condizione economica. Questa caratteristica renderebbe i costi di gestione di un reddito di base minimi se non inesistenti. Versato a tutti, esso sarebbe anche l'unico reddito a non essere tassabile, mentre ogni altra risorsa economica verrebbe tassata (tramite aliquote progressive) rendendo così possibile anche il recupero dello stesso reddito dai soggetti più agiati. 
  8. L'unica condizione personale richiesta per essere titolati a ricevere il reddito di base è la cittadinanza (o la residenza stabile). La mancata accettazione di un lavoro, quando offerto, non è da considerarsi quindi ragione sufficiente per decadere dal beneficio. Inoltre, trattandosi di un intervento monetario incondizionato, non esistono vincoli nell'utilizzo delle risorse economiche concesse salvo quello relativo alla partecipazione di attività di servizio civile o militare periodiche e limitate.
  9. Il r.m.u. sarà impignorabile e verrà sospeso alla cittadina ed al cittadino in stato di detenzione.

Gli scopi:
  1. Garantire la libertà dal bisogno di ogni cittadino
  2. Annullare gli effetti del progresso tecnologico che rende progressivamente sempre meno indispensabile l'opera umana
  3. Innalzare il livello di salari e  stipendi in modo da eliminare ogni sfruttamento del lavoro
Premettendo sempre che un programma del genere può essere unicamente applicato in caso di Stato sovrano e democratico, capace di generare lavoro ben retribuito e con un regime fiscale progressivo, una volta attuato il reddito minimo universale:
- una cittadina o un cittadino con ambizioni e bisogni particolari potrà lavorare con orari confacenti alle sue necessità e, percependo un reddito di riguardo, senza dover scendere a compromessi
- una cittadina o un cittadino con capacità artistiche o sportive potrà dedicarsi ad esse con tranquillità concedendo i frutti della sua arte alla società tutta
- una cittadina o un cittadino che vorrà intraprendere una attività imprenditoriale sarà libera/o di fare ricerca e sviluppare un'idea senza lo spettro incombente del fallimento
- una cittadina o un cittadino che sentirà la necessità di dedicarsi unicamente alla propria famiglia potrà farlo senza rinunce e sacrifici
- una cittadina o un cittadino che deciderà di "accontentarsi" e lasciare che il reddito di base sia la sua unica fonte di reddito ... dovrà appunto accontentarsi.

Il più sottile tra i vantaggi che il reddito di base offre ai propri cittadini è certamente la liberazione di ogni sfruttamento del lavoro in virtù del fatto che nessuno sarà disponibile ad essere sfruttato; inoltre, un imprenditore che pretenderà di abusare i suoi dipendenti o che investirà in tecnologia alienante il lavoro umano (mirando unicamente all'innalzamento della propria quota di profitto), non avrà vita facile in quanto il reddito di base verrà affiancato ad altri provvedimenti atti a salvaguardare i lavoratori secondo i principi costituzionali sia in tema di lavoro che in tema fiscale; quindi, per esempio salario e stipendi minimi saranno fissati dai contratti di lavoro pubblico, la tassazione sarà proporzionale al profitto e modulata in funzione delle spese per salari, stipendi ed investimenti che comportano assunzioni e così via.


Simone ArticoloUno Boemio


N.B.:
Sono graditi contributi, commenti e critiche da utenti identificabili.
Evitare di porre questioni la cui risposta è già trattata implicitamente o esplicitamente nel testo.
Grazie