giovedì 12 novembre 2015

Lettera ad un amico 3


Lettera dedicata a chi gode nel veder pagare chi non ha fatto nulla per evitarlo.
E’ di questi giorni la notizia di un’ulteriore precarizzazione nel mondo del lavoro giornalistico.



Quanti di noi, me compreso, ci siamo infervorati nel vedere il mondo della stampa e della tv prender parte in favore del sistema costituito, nel leggere articoli o nel vedere servizi totalmente appiattiti acriticamente sulle posizioni governative.
E adesso, dopo anni di notizie esaltanti la “durezza del vivere”, necessaria  perché “ce lo chiede l’Europa”, ecco che ad essere colpiti duramente saranno i cd “pennivendoli di regime”.
Verrebbe istintivamente da dire: “Sono le leggi di mercato bellezza!“ Ora che tocca anche a te che fai, continui a difenderle?
Innanzitutto dobbiamo ricordare che i giornalisti sono persone come tutti noi, con famiglia, rate, bollette, ecc. e, come tutti noi, obbediscono agli ordini superiori (del capo o del cliente che sia) per non perdere il lavoro e che quindi presumibilmente, continueranno sulla linea tracciata dagli editori.

Ma il punto è un altro: in questa Unione Europea fondata sulla competizione e sulle quattro libertà di circolazione, a turno la stretta è toccata, tocca e toccherà a tutti quelli che del lavoro, svolto o da svolgere, campano!
Lavoratori, pensionati, disoccupati ed esodati;
Commercianti, Professionisti, Artigiani, Operai e Impiegati; 
... e così via. 

A mio avviso, la questione sulla quale conviene soffermare l'attenzione è che, colpendo una categoria per volta, a chi non è toccata se ne disinteressa (quando va bene), o addirittura esulta, come sta succedendo in questi giorni nei confronti dei giornalisti. 
E così, in questo tutti contro tutti, secondo la parabola della "rana bollita" si arriva all'annientamento di ogni diritto di tutti noi.

Quindi, pensiamoci bene prima di prendercela con intere categorie e cerchiamo di far nostre le battaglie degli altri, perché divisi si può solamente perdere. 
Questo invito è ovviamente rivolto anche ai cittadini italiani che lavorano nel campo dell’informazione, ai quali raccomando misura ed equidistanza, nel commentare notizie dal potenziale divisorio.

E’ altresì fondamentale, in questo preciso momento storico, che tutti non cadiamo nel tranello, sempre dietro l’angolo, di attaccare una categoria perché si presume che i suoi appartenenti usufruiscano di presunti “privilegi”. Intanto occorre verificare che questi siano o meno tali (spesso sono maturazioni di diritti sacrosanti), ma soprattutto bisogna sempre considerare che chi ci vuol sottomettere ci vuole divisi e per questo periodicamente assistiamo a campagne stampa contro qualsiasi cosa.
Succede quindi di rimanere vittime del trabocchetto e dividerci su tutto: pro e contro Valentino Rossi, pro e contro l’uso della carne, pro e contro i pensionati, pro e contro i giovani, pro e contro i tedeschi, pro e contro … praticamente tutto, fino a sconfinare nel “complottismo.
Ora, è nella natura umana tendere a mantenere ciecamente il proprio punto di vista e a serbare rancore nei confronti di chi si è contrapposto, più o meno veemente, al proprio modo di considerare le cose, ciò avviene specialmente tra le persone meno dotate di q.i. e cultura.
Su questo contano le élite, ovvero chi detiene il potere (che sia economico, legislativo, o esecutivo) e che quindi è in grado di controllare i sistemi di informazione. Tramite questi, costantemente ci bombardano con notizie che: da un lato, ci allontanano dallo scovare le ragioni dell’attuale assenza di democrazie e giustizia; dall’altro, tendono a dividere per tifoserie il pubblico.
Ed ecco che per loro il gioco si fa semplice; profittano semplicemente del fatto che due persone (che potenzialmente potrebbero allearsi e far fronte comune) hanno discusso su una questione posta strumentalmente alla pubblica attenzione e, per effetto della lite, non troveranno più il giusto spirito di collaborazione; ed il gioco è fatto.
In altre parole, le campagne stampa che poi si ripercuotono per settimane sulla rete, altro non servono che a creare dissapori tra le persone, le quali una volta che si sono accapigliate su qualcosa, poi difficilmente si uniranno contro qualcos'altro. Se si segue la comunicazione ufficiale dei mass media si finisce per dividerci su tutto, ed ecco che gli anziani che hanno fatto l'Italia diventano parassiti ed i giovani impossibilitati dal sistema a lavorare diventano bamboccioni.

E’ un mondo difficile, si direbbe, difficile soprattutto per la presenza di persone tenute nell’ignoranza da una scuola che diventa ogni giorno sempre più “buona”, da un sistema informativo sempre più nelle mani di chi possiede le leve dello Stato e le usa per il proprio tornaconto in antitesi all’interesse comune.
In questo mondo, chi ha avuto la possibilità e la capacità di informarsi, deve avere l’umiltà di mettersi a disposizione di chi non ha avuto questa fortuna, di spiegare e rispiegare un concetto, di fornire un esempio per chi è sottoposto a ben altri esempi e soprattutto di ascoltare e cambiare idea se necessario.

Simone ArticoloUno Boemio

domenica 8 novembre 2015

Lettera ad un amico 2


Lettera dedicata a chi si chiede perché acquistare prodotti italiani piuttosto che i più convenienti prodotti esteri
Questo si chiama liberismo.
Nella seconda era (nell'ultimo secolo) caratterizzata della libertà di circolazione di capitali, merci, servizi e persone,
capita di rimanere senza lavoro perchè al proprietario conviene aprire in altro luogo del globo,
capita di vedere agricoltori disperati buttare al macero la produzione e prodotti provenienti dall'estero nei negozi cittadini in luogo delle primizie locali
e capita di dover competere con manodopera straniera a basso costo, rinunciando a sacrosante tutele, pur di lavorare.
In questa Unione Europea, patria elettiva del liberismo, dove tutto è competizione, sempre di più dovremo rinunciare ai nostri diritti ed ai nostri piaceri quotidiani, perchè contrastanti con le necessità dei mercati.

lunedì 2 novembre 2015

Lettera ad un coglione

Lettera dedicata al solito disinformato (quando va bene) o decerebrato che dice: "scordatevelo il posto fisso è roba da raccomandati"