Tanti anni fa, in tempo di guerra, un padre di famiglia decise che non
era il caso di allarmarsi per l'imminente invasione nemica.
Lui pensò
che sarebbe stato meglio attendere che il peggio passasse; pensò anche
che al momento giusto, se non avesse preso parte alla resistenza,
sarebbe stato più facile ottenere i favori del vincente; arrivò anche a
pensare che se governati da stranieri per lui sarebbe stato meglio.
Forte di questa sua convinzione decise di continuare come se niente
fosse.
Al bar si lamentava della scarsità di risorse per cibare sua
moglie e sua figlia e dava la colpa al proprio Stato, a suo dire,
incapace; non si rendeva conto che lo Stato semplicemente non poteva più
garantire i diritti dei cittadini a causa della guerra, una guerra dichiarata da altri.
Si era
completamente dimenticato di quanto lo Stato aveva fatto per lui e la
sua famiglia, di come grazie ai servizi ed alle garanzie offerte dal suo
Stato, qualche tempo prima, avesse potuto far nascere, crescere, curare
e far studiare la sua meravigliosa figlia; ora vedeva solamente i
disservizi senza soffermarsi sulle cause e se qualcuno gli faceva notare
che questi dipendevano dalla guerra, lui ribatteva che la guerra
sarebbe stata una liberazione e che tutto dipendeva invece da sprechi e
corruzione, affermava con convinzione che prima fosse avvenuta
l'invasione e prima si sarebbero risolti tutti i problemi.
Intanto sua
figlia non stava bene e lui non riusciva a curarla, sua moglie era
diventata l'ombra di se stessa per la scarsità di cibo.
Un giorno, come
al solito, si recò presso il fiume per andare a pesca. Lontano si
sentivano esplosioni e grida; pensò: ecco ci hanno liberati! Il suo volto si illuminò per la contentezza.
Con calma
prese le canne e quel poco pesce che era riuscito a pescare e colmo di speranza si avviò
verso casa. Lungo la strada scoprì un eccidio; pensò: guarda questi
stupidi, invece che resistere potevano fare come me!
Una volta a casa
trovò il portone socchiuso; entrò; la casa era devastata, saccheggiata; avevano lasciato solamente le televisione. La sua faccia cambiò espressione; chiamò sua moglie ... non ebbe
risposta; chiamò sua figlia ... niente.
Preoccupato, il volto teso, cominciò a cercarle
per la casa.
Le trovò ...
... con le ossa fratturate ... in una pozza di sangue ... nude ... con le gambe divaricate.
I pesci li aveva ancora
con se, la televisione era accesa e qualcuno inneggiava alla liberazione.
---
Siamo in guerra
Ci hanno dichiarato guerra e la stiamo perdendo malamente
Non ci sono i morti da mitraglia, ma suicidi per disperazione
Non ci sono case distrutte dai bombardamenti, ma case pignorate
Non ci sono fabbriche ferme per mancanza di operai andati tutti al fronte, ma per mancanza di lavoro
La giustizia ed ogni segno della civiltà sono sospesi
C'è tanta povertà come mai in tempo di pace
Siamo in guerra
Una guerra subdola, che non si fa notare
I nostri nemici ci stanno massacrando con lentezza con le armi dell'economia
Noi dobbiamo difenderci
Noi abbiamo il dovere di difendere le nostre famiglie ed il nostro lavoro
Non ci sono scuse
Gli indecisi che cercano pretesti per chiamarsi fuori
Gli opportunisti che aspettano per saltare sul carro del vincitore
Gli alleati che cercano lo scontro su dettagli ora irrilevanti
Sono dei vigliacchi e dovranno assumersi la responsabilità del protrarsi di questa guerra che distrugge le famiglie
Simone Boemio
Gentile Simone Boemio ci piacerebbe poterla conoscere, io mi chiamo Rossella Caradonna e sono il Segretario Politico del nuovo Movimento Io Rappresento il Cambiamento più semplicemente IRIC.
RispondiEliminaPuò contattarmi alla seguente mail info@iorappresentoilcambiamento.com oppure sulla nostra pagina Facebook https://www.facebook.com/iorappresentoilcambiamento.
Siamo un Movimento Politico Nazionalista sullo stile di FN di Le Pen e tra i nostri programmi abbiamo la Sovranità Nazionale, l'uscita dall'Euro e l'Italia agli Italiani.
Spero di riceve un suo gradito riscontro e nel frattempo la informo che pubblicherò questo suo articolo nella nostra pagina in programmazione per domani 25 giugno.
Rossella Caradonna