E’ in corso in questi
giorni su “Sollevazione” (che sovente ospita cortesemente quanto scrivo) un
dibattito interessante che tocca il tema del cosiddetto "sovranismo" e che mi ha dato modo di arrivare a quanto segue.
C’è stato un tempo in
cui mi definivo "sovranista", in cui mi ero appena affacciato alla
politica, in cui, durante dei banchetti in piazza dove proponevo ai passanti la
riconquista della sovranità (ovviamente intesa come sovranità democratica),
sono stato avvicinato soprattutto da persone che mi rivolgevano frasi del tipo:
“bravi! qui ci rivuole zucca pelata” o “ma che volete il ritorno del re?”
Ecco, questa è l’essenza
del sovranismo (quando proposto senza ulteriori aggettivi), una parola che non
esiste in nessun dizionario e che dice tutto e il contrario di tutto; se la si
dovesse analizzare potrebbe significare “atteggiamento culturale e politico volto
alla sovranità”.
Già la sovranità, ma di
chi, o cosa? Vediamo in ordine di visibilità mediatica e forza politica.
Il sistema
Pur non definendosi
tali, sono indiscutibilmente forze sovraniste tutti i partiti che siedono in
parlamento e che da oltre trent’anni perseguono la sovranità dei mercati.
Esse rappresentano elettoralmente la maggioranza degli italiani nonostante facciano
politiche in contrasto con la Costituzione del ’48 e quindi degli interessi dei
cittadini.
La destra
Sono forze sovraniste le
organizzazioni che propongono una sovranità di tipo autoritario. Esse
rappresentano realtà emergenti in grado di avere visibilità mediatica nazionale
(anche se limitata) e che sono anche arrivate alle porte della legittimazione
popolare grazie ad alcune candidature nelle amministrazioni locali.
La sinistra, il centro e i
divulgatori
Sono forze sovraniste le
associazioni, i fronti ed i movimenti sovranisti nascenti negli ultimi anni e
che ripropongono una sovranità intesa nel senso costituzionale. Esse rappresentano
una minoranza nel paese (per lo più si tratta di qualche centinaio di persone
attive, ma senza fondi), di forza più o meno equivalente, ma inconsistente,
queste non riescono ad emergere nel dibattito politico nazionale. Vediamo perché.
Tra esse, vi sono quelle che vedono
il futuro in un piccolo mondo antico (peraltro mai esistito) generato dagli “eroi
del risorgimento”, quelli che hanno “fatto l’Italia senza fare gli italiani” e che,
mediante l’utilizzo della forza militare, del saccheggio indiscriminato, dello
sterminio e grazie all’uso sistematico della corruzione, hanno distrutto un
regno ricco ed avanzato per annetterlo al regno piemontese stretto dalla morsa
del debito e per questo forte dell’alleanza con i paesi creditori, costringendo
come conseguenza alla emarginazione e alla emigrazione un popolo che prima non le conosceva – è un
po’ come sostenere l’oligarchia rappresentata dall'Unione Europea e che persegue
il dominio di una Europa in assenza di un popolo europeo e di regole
democratiche costringendo i popoli alla sudditanza. E’ scontato che, in questa
situazione, il popolo italiano deve restare unito se vuole avere una qualche
speranza di affrancarsi dalla dittatura dei mercati, ma è altrettanto vero che
un popolo deve sentirsi tale prima di poter ingaggiare una lotta e, partire dal
risorgimento, non è certo il modo migliore per unire gli italiani.
Tra esse esistono anche quelle decisamente
poco democratiche, partorite da un padre e padrone indiscusso che detta l’agenda
e manovra i “fedeli” accusando di indisciplina chi cerca il confronto; non
certo un esempio di democrazia che fa sorgere forti sospetti circa le reali
intenzioni del “capo”.
Tra esse ci sono pure quelle che
tentano di ricostruire i partiti usciti distrutti dall’inganno di mani pulite sulla
base delle radici che furono patrimonio di gran parte del popolo italiano post ’45,
un’operazione che potrebbe essere degna di riguardo se onesta, ma praticamente
disperata.
Tra esse ancora sono presenti inoltre
alcune che tentano di dar voce al socialismo latente radicato nel popolo
lavoratore italiano, piccole organizzazioni che non riescono a trarsi dalle
sabbie mobili dell’ininfluenza, perché impegnate su troppi fronti secondari fino
a perdersi in polemiche infinite, che a fatica crescono e poi implodono a causa
di ripetuti e successivi scioglimenti e ricostituzioni in qualcos’altro.
Infine tra esse hanno il loro seguito
organizzazioni di varia natura che con la scusa della “divulgazione”, non
prendono posizione ed attendono solamente di salire sul carro del vincitore.
Tutte queste forze, al momento, risultano
incapaci di far fronte comune e per questo restano schiacciate dalla
predominate forza che sostiene il sistema.
Ecco il mondo che si
definisce sovranista in poche righe.
Un mondo fatto di
persone preparate ed intelligenti, ma anche da troppe teste calde che, a causa
delle loro azioni, diventano ostacolo alla realizzazione di un qualcosa di
veramente popolare e democratico capace di liberare il Popolo Italiano dalla
dittatura dei mercati e sono quelli che:
- ti giudicano senza aver capito
- non vanno oltre il titolo
- "quello è un
rossobruno"
- "o si fa così o io non
entro"
- hanno fretta e cercano "il
gesto eclatante"
- si infiammano per una parola
- non cercano capire
- non possono capire
- restano delusi e abbandonano
- non ammettono gli errori e
perseverano
- si reputano intelligenti
- "noi siamo in x e con voi
pochi non trattiamo"
- non sanno farsi da parte quando è giunto il momento
- "io oggi ho da fare"
ogni volta
- non si fanno capire
- strumentalizzano
- ti guardano dall'alto perchè non
hai una laurea
- "lo so io quello che ci
vuole"
- hanno sempre ragione
- spostano il discorso su altro
- non vogliono regole
- hanno la puzza sotto il naso
- si accordano in privato prima
della riunione
- restano dietro la tastiera
- non c'è più sordo di chi non
vuol sentire
- usano i paroloni per darsi un
contegno
- "chi mi ama mi segua"
- "io con quello non ci
parlo"
- mantengono il punto senza
compromessi
- giudicano gli altri
- non sanno farsi capire
- "io vado avanti per la mia
strada"
- sono superficiali
e così via.
Quindi, se definirsi
sovranisti significa tutto e il contrario di tutto, significa non far capire immediatamente
alla gente cosa si vuole, io non desidero appartenere ad una categoria
indefinita, troppo generica e contraddittoria.
Lotterò con chiunque
voglia abrogare tutte le pseudo riforme di stampo liberista succedutesi in
Italia dagli anni ottanta ed ancora in cantiere; sarò al fianco di chi si
adopera per le dissoluzione del liberismo e della sua patria elettiva: la UE; sosterrò
fattivamente chi si batte per il ripristino della Costituzione del ’48 al vertice
dell’ordinamento ed a guida delle vite degli Italiani, quindi per la loro SOVRANITA'. Per questo potrei
definirmi populista (ove il populismo è un atteggiamento culturale e politico
che esalta il popolo, sulla base di principi e programmi ispirati al socialismo,
anche se il suo significato viene spesso confuso con quello di demagogia), potrei
definirmi statalista (ove lo statalismo
è la tendenza ad attribuire allo Stato un ruolo forte nel possesso di aziende e
nel controllo dell'economia nazionale), potrei definirmi democratico (ove democrazia significa governo
del popolo), potrei non definirmi affatto (perché dovrei?), ma sicuramente da
ora non mi definirò più sovranista senza altri aggettivi.
Secondo me sbagli; sovranista è chi segue i dettami originari della costituzione del 48 sulla sovranità che appartiene al popolo, è una sovranità che non si può rifiutare ed a cui non si ha diritto di rinunciare nè per se nè, a maggior ragione, per le generazioni successive.
RispondiEliminaCaro Ippolito, non hai seguito il mio discorso.
RispondiEliminaSovranista (generico e senza altro aggettivo o rafforzativo) dice tutto e il contrario di tutto.
Il poco tempo che abbiamo lo possiamo impiegare per fare cose o per spiegare cosa intendiamo con un termine tra l'altro inesistente.
Io preferisco la prima.
Mi piace l'articolo, e mi piacerebbe ancor di più approfondirlo, nel frattempo vorrei porti questa domanda:scrivi "Lotterò con chiunque voglia abrogare tutte le pseudo riforme di stampo liberista succedutesi in Italia dagli anni ottanta ed ancora in cantiere; sarò al fianco di chi si adopera per le dissoluzione del liberismo e della sua patria elettiva: la UE; sosterrò fattivamente chi si batte per il ripristino della Costituzione del ’48 al vertice dell’ordinamento ed a guida delle vite degli Italiani, quindi per la loro SOVRANITA'" ma come pensi possano avvenire tali situazioni? Quali le strade da percorrere (nella praticità e nello scorrere della nostra vita quotidiana)affinchè nascano e si sviluppino concretamente? Non che io non abbia almeno una vaga idea, nè per polemica, ma solo per avere maggiori dettagli da una persona che ritengo, non solo informata e preparata, ma anche e soprattutto animata da uno spirito libertario vero e convincente. Un saluto.
RispondiEliminaIo in questo momento sono impegnato nel processo costituente di un movimento di liberazione popolare "P101" (che prende il nome da una grande invenzione italiana che rappresentò il primo passo verso la rivoluzione tecnologica segnata dai personal computer).
EliminaI documenti di "P101" sono online e firmarne l'appello è importante.
http://programma101.org/appello-programma-101/