Lettera dedicata a chi gode nel veder pagare chi non ha fatto nulla per evitarlo.
E’ di questi giorni la notizia di un’ulteriore
precarizzazione nel mondo del lavoro giornalistico.
Quanti di noi, me compreso, ci siamo infervorati nel
vedere il mondo della stampa e della tv prender parte in favore del sistema
costituito, nel leggere articoli o nel vedere servizi totalmente appiattiti
acriticamente sulle posizioni governative.
E adesso, dopo anni di notizie esaltanti la “durezza
del vivere”, necessaria perché “ce lo
chiede l’Europa”, ecco che ad essere colpiti duramente saranno i cd “pennivendoli
di regime”.
Verrebbe istintivamente da dire: “Sono le leggi di
mercato bellezza!“ Ora che tocca anche a te che fai, continui a difenderle?
Innanzitutto dobbiamo ricordare che i giornalisti sono
persone come tutti noi, con famiglia, rate, bollette, ecc. e, come tutti noi,
obbediscono agli ordini superiori (del capo o del cliente che sia) per non
perdere il lavoro e che quindi presumibilmente, continueranno sulla linea
tracciata dagli editori.
Ma il punto è un altro: in questa Unione Europea fondata sulla competizione e sulle quattro libertà di circolazione, a turno la stretta è toccata, tocca e toccherà a tutti
quelli che del lavoro, svolto o da svolgere, campano!
Lavoratori,
pensionati, disoccupati ed esodati;
Commercianti,
Professionisti, Artigiani, Operai e Impiegati;
... e così via.
A mio avviso, la questione sulla quale conviene soffermare l'attenzione
è che, colpendo una categoria per volta, a chi non è toccata se ne disinteressa
(quando va bene), o addirittura esulta, come sta succedendo in questi giorni nei
confronti dei giornalisti.
E così, in questo tutti contro tutti, secondo la
parabola della "rana bollita" si arriva all'annientamento di ogni
diritto di tutti noi.
Quindi, pensiamoci
bene prima di prendercela con intere categorie e cerchiamo di far nostre le
battaglie degli altri, perché divisi si può solamente perdere.
Questo
invito è ovviamente rivolto anche ai cittadini italiani che lavorano nel campo
dell’informazione, ai quali raccomando misura ed equidistanza, nel commentare
notizie dal potenziale divisorio.
E’
altresì fondamentale, in questo preciso momento storico, che tutti non cadiamo
nel tranello, sempre dietro l’angolo, di attaccare una categoria perché si
presume che i suoi appartenenti usufruiscano di presunti “privilegi”. Intanto
occorre verificare che questi siano o meno tali (spesso sono maturazioni di
diritti sacrosanti), ma soprattutto bisogna sempre considerare che chi ci vuol
sottomettere ci vuole divisi e per questo periodicamente assistiamo a campagne
stampa contro qualsiasi cosa.
Succede
quindi di rimanere vittime del trabocchetto e dividerci su tutto: pro
e contro Valentino Rossi, pro
e contro l’uso della carne, pro
e contro i pensionati, pro
e contro i giovani, pro
e contro i tedeschi, pro
e contro … praticamente tutto, fino a sconfinare nel “complottismo.
Ora,
è nella natura umana tendere a mantenere ciecamente il proprio punto di vista e
a serbare rancore nei confronti di chi si è contrapposto, più o meno veemente,
al proprio modo di considerare le cose, ciò avviene specialmente tra le persone
meno dotate di q.i. e cultura.
Su
questo contano le élite, ovvero chi detiene il potere (che sia economico, legislativo,
o esecutivo) e che quindi è in grado di controllare i sistemi di informazione.
Tramite questi, costantemente ci bombardano con notizie che: da
un lato, ci allontanano dallo scovare le ragioni dell’attuale assenza di
democrazie e giustizia; dall’altro,
tendono a dividere per tifoserie il pubblico.
Ed
ecco che per loro il gioco si fa semplice; profittano semplicemente del fatto
che due persone (che potenzialmente potrebbero allearsi e far fronte comune)
hanno discusso su una questione posta strumentalmente alla pubblica attenzione
e, per effetto della lite, non troveranno più il giusto spirito di
collaborazione; ed il gioco è fatto.
In
altre parole, le campagne stampa che poi si ripercuotono per settimane sulla
rete, altro non servono che a creare dissapori tra le persone, le quali una volta
che si sono accapigliate su qualcosa, poi difficilmente si uniranno contro
qualcos'altro. Se si segue la comunicazione ufficiale dei mass
media si finisce per dividerci su tutto, ed ecco che gli anziani che hanno
fatto l'Italia diventano parassiti ed i giovani impossibilitati dal sistema a
lavorare diventano bamboccioni.
E’
un mondo difficile, si direbbe, difficile soprattutto per la presenza di
persone tenute nell’ignoranza da una scuola che diventa ogni giorno sempre più “buona”,
da un sistema informativo sempre più nelle mani di chi possiede le leve dello
Stato e le usa per il proprio tornaconto in antitesi all’interesse comune.
In
questo mondo, chi ha avuto la possibilità e la capacità di informarsi, deve
avere l’umiltà di mettersi a disposizione di chi non ha avuto questa fortuna,
di spiegare e rispiegare un concetto, di fornire un esempio per chi è
sottoposto a ben altri esempi e soprattutto di ascoltare e cambiare idea se
necessario.
Simone ArticoloUno Boemio