mercoledì 24 agosto 2016

Terremoto, una storia già scritta?

Articolo sviluppato dal precedente "E ora? Come vogliamo fare?"



Come le ricostruiamo Amatrice, Accumoli, Arquata del Tronto, Pescara del Tronto? Come alleviamo le sofferenze dei loro cittadini colpiti? 

Come mettiamo in sicurezza il nostro territorio a rischio sismico e idrogeologico?

Con le chiacchiere europee o con denaro di Stato?

Con la competizione tutti contro tutti imposta dai trattati europei o con la solidarità costituzionale?

sabato 20 agosto 2016

Il burkini, un altro falso problema

Di questi giorni l'ennesima polemica atta a distrarre gli italiani da quelli che realmente li stanno portando all'estinzione 


Il problema non è vietare espressioni di culture diverse, il problema è nell'incapacità di regolare i flussi migratori in funzione delle capacità del paese

Altro è il divieto a coprirsi il volto; quello potrebbe essere un problema reale di sicurezza pubblica (dietro a una forma apparentemente femminile potrebbe nascondersi chiunque) e, come ai tempi del terrorismo politico degli anni settanta si vietava di oscurare i vetri delle auto e di circolare a volto coperto, ora si potrebbe intervenire in tal senso e, a chi non dovesse star bene, non resta che rassegnarsi o trasferirsi altrove


Senza scomodare il conte Kalergi, un paese governato da sottomessi alla globalizzazione, un paese costretto su tutto dall'Unione Europea, non ha alcuna capacità di agire per il bene dei propri cittadini e degli immigrati, non avendo alcuna possibilità di controllare i flussi da determinate aree del mondo.
Questa incapacità dello Stato, indotta dalla adesione a trattati internazionali lesivi della nostra sovranità nazionale, porterà inevitabilmente a pericolosi squilibri percentuali della popolazione immigrata, squilibri che a loro volta inevitabilmente portano a conflitti tra etnie e tra italiani e stranieri.

Un paese sovrano governato democraticamente può regolare i flussi migratori in funzione delle sue capacità e quindi far entrare quote di immigrati equamente ripartiti da ogni parte del mondo ed altrettanto equamente distribuiti sul territorio nazionale; ma sopratutto può, senza dubbio grazie alle sue capacità di spesa e di trattare in maniera autonoma con tutti gli altri stati, aiutare i paesi del terzo mondo a costruire un futuro ai propri giovani nel proprio paese con le proprie famiglie.

Ma ripeto, contenere e controllare i flussi migratori,
- accettando solo chi possiamo (salvo il caso dei rifugiati)
- regolando i flussi in maniera da evitare prevalenze di un'etnia rispetto alle altre
- facendo severi controlli alle frontiere
- lavorando ad un'equa distribuzione della popolazione immigrata sul territorio italiano che eviti le concentrazioni in determinati quartieri,
renderà il fenomeno dell'immigrazione positivo sia per il paese che per gli stessi immigrati e un "burkini" messo volontariamente non sarà mai un problema al di la dei gusti personali; al contrario, la situazione attuale porterà inevitabilmente a scontri sempre più gravi a nocumento di tutti.

giovedì 18 agosto 2016

... e i cretini di ogni età


Ogni tanto fa bene rivedere i cretini che ci hanno condotto alle porte del terzo mondo.
Ci fa riflettere sui cretini di oggi che, perseverando nelle stesse politiche, finiranno di distruggere il tessuto economico del nostro paese.


In questo video il "serafico pacioccone" ci dice che la Germania, che ha tratto enormi vantaggi dall’attuale configurazione dell'Unione Europea, oggi dovrebbe accettare la modifica di tale configurazione, consentendo l'istituzione di un bilancio comune che redistribuirebbe la sua ricchezza (accumulata grazie alla UE) con gli altri stati dell'unione; il tutto omettendo di dire che la Germania non avrebbe accettato di entrare se non fosse entrata l'Italia, quale suo principale competitor del tempo.

Il principale risultato del processo di unificazione europea (mai sottoposto democraticamente ai cittadini) è stato il rafforzamento dell'economia tedesca e il contestuale indebolimento di quella italiana a carico quasi esclusivo dei nostri lavoratori.

Un po' di numeri dal Fondo Monetario Intarnazionale?
- Al momento dell’ingresso nell’euro, il reddito pro-capite degli italiani era il 96% di quello tedesco, ora il reddito degli italiani è il 76% di quello dei tedeschi
- Prima dell'istituzione del mercato unico europeo l'Italia vantava continui surplus della bilancia commerciale (record del 2,9% del PIL nel 1996) e nello stesso periodo la Germania registrava mediamente deficit del 1%; successivamente alla fissazione del cambio (€uro) il nostro paese ha registrato solo deficit della bilancia commerciale (record nel 2010 -3,5% sul PIL) e la Germania solo surplus (record nel 2012 del +7,5% sul PIL)

Lo dicono anche loro (i tedeschi):


Adesso, cari cretini, spiegate agli italiani e ai vostri sostenitori il vostro geniale piano per cambiare l'europa dall'interno, spiegateci come intendete convincere chi dalla UE trae ogni giorno vantaggi maggiori a discapito nostro a rinunciare a tali vantaggi.

martedì 16 agosto 2016

Il tradimento continua indisturbato




Presidente Trichet,

Presidente Secchi,

Sottosegretario Amendola,

Illustri delegati,

Signore e Signori,

Sono davvero lieto di ricevere al Palazzo del Quirinale i partecipanti alla riunione Plenaria della Commissione Trilaterale.

Quando, oltre quaranta anni fa, David Rockfeller ebbe l'intuizione di dar vita alla Commissione, si mosse nell'intento di capitalizzare le risorse e le energie degli ambienti imprenditoriali, culturali e sociali in America, Europa e Giappone, per superare le rigidità che sovente accompagnano le relazioni ufficiali tra Governi, così da fornire interpretazioni non formali ma originali di fenomeni complessi e dalle ampie ramificazioni.

Già nel 1973, anno di fondazione della Trilaterale, la Guerra del Kippur e la susseguente crisi energetica avrebbero posto l'Occidente industrializzato di fronte a scelte difficili, confermando la centralità del concetto di interdipendenza politica ed economica anche in un mondo meno "globalizzato" rispetto a quello che attualmente viviamo.
Proprio il tumultuoso sviluppo della "globalizzazione" conferisce nuova validità a quell'intuizione.

Riunire personalità provenienti da esperienze professionali diverse e da differenti contesti geografici acquista oggi un significato ancor più pregnante.

I problemi - e non solo di politica internazionale - necessitano, infatti, di essere affrontati in un'ottica multidimensionale. Da qui la perdurante utilità di un foro di dialogo che possa favorire, avvalendosi di una ampia varietà di esperienze, una prospettiva strategica, di lungo periodo, sganciata da ogni ufficialità.

Oggi la crisi dei prezzi dei prodotti energetici e' di segno opposto e colpisce Paesi produttori ed emergenti, rischiando di rallentare la timida ripresa che pur si manifesta nell'economia europea.

Il terrorismo, che ha trovato terreno di coltura nell'instabilità di molte aree nel mondo, sta portando il suo messaggio di morte e orrore ovunque.

Povertà, fame, repressioni e persecuzioni soffocano le speranze di tante migliaia di persone e alimentano il drammatico fenomeno delle migrazioni che investe e scuote, prima ancora che i nostri Paesi, le nostre coscienze.

E, accanto alle migrazioni, l'inquinamento e lo sfruttamento incontrollato delle risorse naturali si presentano come minacce trasversali sulle quali è urgente elaborare strategie di lungo periodo.

Si tratta di sfide che superano le capacità dei singoli Stati.

Il fenomeno delle migrazioni (sul quale si soffermerà nei prossimi giorni la Plenaria della Commissione) ne è un esempio lampante.

Le risposte che alcuni Paesi, anche membri dell'Unione Europea, cercano di dare su base individuale sono spesso inadeguate e miopi.

Soluzioni durature possono essere individuate soltanto attraverso un esame spassionato e obiettivo delle cause alla base del fenomeno e del suo progressivo sviluppo e debbono trovare un solido ancoraggio nei valori e nei principi che permeano le nostre democrazie.

Luoghi di incontro come la Trilaterale sviluppano un metodo di lavoro che consente, attraverso il confronto tra sensibilità presenti nei gruppi dirigenti, la comprensione delle sfide che le nostre società si trovano a dover affrontare.

I rapporti elaborati dalla Trilaterale costituiscono, da più di quarant'anni, un interessante stimolo per i policy makers.

Signore e Signori,

naturalmente le condizioni del mondo sono mutate e continuano a mutare. Nuovi protagonisti si sono proposti e si affermano sulla scena globale, e altri vi si affacciano. Penso particolarmente all'Africa, che non è più sinonimo dell'eterno domani, bensì un'area in cui singoli soggetti sono grado di assumere oggi responsabilità.

Signore e Signori,

non posso terminare questo breve saluto senza un cenno all'Italia.

Alle sfide alle quali poc'anzi ho accennato, il nostro Paese intende rispondere con coerenza.

Senza nasconderci la crisi in atto, continuiamo ad essere pienamente convinti che occorre, anzitutto, più Europa, maggior integrazione, anche su temi sensibili. Sono necessarie strutture comuni per rafforzare regole comuni. Va sviluppata ulteriormente la forza del legame transatlantico, che rappresenta da sempre un asse portante della politica estera italiana.

Nei vostri lavori avete potuto confrontarvi con una classe dirigente giovane, fortemente impegnata in un cammino di riforme e nel riannodare i rapporti con la comunità internazionale.

E' all'interno di questo impegnativo cantiere che auguro buona continuazione ai vostri lavori, dai quali potranno certamente emergere preziosi contributi e spunti di importante riflessione.

mercoledì 10 agosto 2016

Se mi paghi ..

 
Già, ma
la disoccupazione strutturale programmata e il contestuale blocco dell'inflazione associati alla piena libertà di circolazione dei fattori della produzione sono li ad impedirti di pronunciare questa frase altrimenti sei a casa in un baleno. Per non parlare del totale azzeramento dei diritti di chi lavora operato in nome del "ce lo chiede l'Europa".