mercoledì 30 agosto 2017

Che farei?

Dopo mesi di inattività dovuti principalmente alla delusione ricevuta dal'ennesima scissione dell'ennesimo gruppetto "sovranista", riemergo per rispondere a chi, non conoscendomi, talvolta mi chiede: "ma tu che faresti?"

Al di qua della barricata abbiamo alcuni problemi.
O siamo capaci di riconoscerli o il nemico ci farà letteralmente a pezzi.
E il nemico non è una moneta (che sarebbe quantomeno ininfluente in caso di una ue che redistribuisce e in presenza di stati e trattati che riconoscono pari dignità a tutti - e su questi due punti chiudo seccamente la questione "altra europa" come impossibile), ma una ideologia da espiantare come un tumore dal pianeta: il liberismo, un'ideologia criminale che sta alla base della costruzione europea, che in passato ci ha già portato a ben due guerre mondiali (una direttamente, l'altra indirettamente) e che i padri costituenti avevano saputo tener lontano dall'ordinamento.
Eccoli:
- Primo: non tutti tra di noi si sono resi conto che siamo in guerra solo perchè non sentono i botti; eppure di segnali ce ne sarebbero tanti (morti, disoccupati, guerra tra poveri, attività chiuse, immobili inutilizzabili, ecc.). A questi voglio dire che in guerra, quando si subisce un attacco, si deve essere pronti anche a distruggere le infrastrutture del paese per impedire l'avanzata nemica e mai e poi mai si devono compiere atti che in qualche modo possano agevolare la permanenza del nemico sul proprio territorio (questo anche a proposito di specchietti per allodole come i mini bot o come l'abbandono del solo euro teorizzati da chi il culo al caldo ancora ce l'ha).
- Secondo: non tutti sanno che il popolo italiano non esiste (figuratevi che tra noi c'è chi crede ancora che il risorgimento sia stato un fiorire di propositi unitari invece che un insieme di autentici atti criminali posto in essere da una casata di debosciati spalleggiata dall'estero, contro una popolazione di resistenti definiti "briganti" - un'annessione violenta e sanguinaria, condotta tramite stragi, deportazioni e saccheggi, ben peggiore di quella operata all'Italia dalla ue) e continuano a sperare che questo (il popolo che non c'è) si sollevi - se non cambiamo registro al massimo in futuro potremo assistere a dei fenomeni di piazza anche violenti, cavalcati dalle destre neofasciste favorite dall'inconsistenza della sinistra sedicente "sovranista" sempre alle prese con inspiegabili cambi di nome e apparentemente interessata solo a far sfoggio della sua "grande cultura" (velo pietoso sui sinistrati orfani del PCI).
- Terzo: c'è chi crede possibile che 50 milioni di tele-lobotomizzati possano comprendere le incompatibilità tra Costituzione e trattati o le differenti implicazioni sociali conseguenti a politiche keinesiane o liberiste, e se ne stanno li tutto il giorno a studiarsi formulette di economia e ripeterle a pappagallo ad ogni occasione per compiacere il proprio vate di riferimento che intanto aspetta di salire sul carro del vincitore.
- Quarto: in nessun gruppetto (nel migliore dei casi una ventina di reali militanti che eroicamente sottraggono a se stessi quel poco che hanno in termini di tempo e denaro per scendere tra la gente a cercare di capire come fare breccia *a questi è rivolto l'appello finale) esiste una vera e propria necessità di unirsi agli altri simili.
- Quinto: Creare sette sembra lo sport più praticato da piccoli personaggi che giocano a fare gli statisti-carbonari e che in realtà sono solo dei poveri illusi, illusi di parlare al popolo. Tutti a farsi le proprie "assemblee" per raccontarsi quanto sono stati bravi ad esser stati i primi e per parlar male degli altri, mai ritenuti alleati, sempre considerati competitors. Pessimi personaggi che credono di poter comandare chi, esattamente come loro grazie ad una intelligenza pari alla loro se non maggiore, ha realizzato in anticipo quanto sia importante distruggere la ue per tornare alla legalità costituzionale al fine ultimo di distruggere il liberismo. Piccoli "leader" senza carisma che si raccontano quanto sia inutile avere tra le fila un personaggio noto che faccia da traino, leaderucci senza fondi che si raccontano quanto sia inutile avere soldi per fare politica, capetti senza palle che, una volta che riescono ad andare in tv in qualità candidato sindaco, sembrano degli azzeccagarbugli in cerca di un posto di lavoro, che parlano di tutto tranne che del ritorno alla legalità costituzionale che tanto ostentano nelle loro interminabili sedute davanti al pc a pontificare.
- Sesto: il quasi impossibile rapporto con i media. Non devo spiegare a nessuno (spero) quanto sia impossibile che personaggi veramente incisivi sul piano politico e in grado di catturare con parole semplici l'attenzione del pubblico appaiano in tv. Perchè lo possano fare, dovranno candidarsi ovunque possibile ed approfittare della straordinaria occasione per denunciare davanti al pubblico televisivo l'attuale dittatura dei mercati. Punto.
*E qui veniamo all'appello destinato a chi non ha velleità, ma è mosso da reale senso di patria, democrazia e giustizia sociale:
Non fissiamoci su una persona o su un gruppo e neanche su un argomento, ma su un'idea e portiamola avanti con i nostri cari e amici. 

L'idea è questa: coordinandoci, costruiamo insieme delle piccole avanguardie locali aventi come unico scopo quello di spiegare alla propria gente con ogni mezzo e ad ogni occasione la differenza tra avere o non avere uno stato alle proprie spalle. Quindi candidarsi ovunque ci sia copertura mediatica, con l'unico scopo di denunciare l'attuale dittatura e per spiegare bontà e attualità del progetto costituzionale di solo settant'anni fa.
E non illudiamoci di parlare al Paese, piedi per terra costruiamo qualcosa che, partendo dalla propria gente, possa durare e non scindersi alla prima occasione per motivi legati principalmente alla volontà di predominare del singolo; quindi tra pari con pari dignità, senza leader preimposti o autonominati, ma se necessario, investiti localmente democraticamente.
Creiamo una rete tra di noi al solo scopo di uniformare la comunicazione e senza cogliere l'occasione di far vedere chi ce l'ha più grosso. Quindi, non un partito, quello verrà solo quando verranno i simpatizzanti e gli iscritti (non "presunte" centinaia, ma decine di migliaia), così come i soldi, solo dopo i primi successi elettorali locali; fino a quel momento saremo tutti militanti di pari grado, l'unica cosa importante sarà la nostra coesione e la nostra determinazione ad abbattere la dittatura dei mercati e a ripristinare una democrazia degna di tale nome.


Ecco cosa farei, ma c'è già chi non ha capito un cazzo e che starà pensando "ecco un altro che vuole farsi il partitino dal basso". 
E siamo punto e a capo.

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