La
Costituzione è una dichiarazione di intenti di una comunità, deve essere
espressione della comunità stessa, quindi scritta con linguaggio comprensibile
ai più, con articoli brevi e senza complicarne la lettura con rimandi ad altri
articoli o dispositivi.
La
Costituzione deve rappresentare il Popolo al pari della sua bandiera e il
Popolo deve poter innamorarsi della propria Carta Fondamentale.
I problemi dell'Italia dipendono dalla disapplicazione e dal tradimento della Costituzione del '48.
Stravolgerla ulteriormente ne causerà di ben peggiori.
Ripristiniamola e applichiamola integralmente e anche le nuove generazioni potranno vivere un nuovo miracolo italiano, nel segno della redistribuzione.
Premessa
Il 4 Dicembre p.v.
saremo tutti chiamati a votare per impedire una pericolosa svolta autoritaria e
liberista dello Stato.
Era chiaro ai padri
costituenti come la precedente globalizzazione di fine ottocento fosse stata
all’origine di ben due guerre mondiali e per questo intesero dare un’impronta
chiaramente antiliberista prima ancora che antifascista alla Carta del ‘48.
Quello a cui stiamo
assistendo dai primi anni ottanta invece è una progressiva esautorazione della
Costituzione del ’48 a mezzo di riforme di matrice liberista (meno Stato più
mercato) fino al nostro ingresso nell’unione europea che ha segnato un colpo
mortale ai principi costituzionali che, nel trentennio del boom economico
italiano, ci avevano condotti dalle miserie del dopoguerra ai vertici
dell’economia mondiale nel segno della redistribuzione e quindi di una crescita
uniforme di tutta la nostra società; crescevamo tutti, operai e industriali,
manager e impiegati, artigiani e commercianti, TUTTI e questo unicamente grazie
ai principi keynesiani sanciti dai padri costituenti e rispettati dai
parlamenti.
Ora in Italia viviamo in
un limbo sospeso tra le imposizioni dell’unione europea e la loro profonda
incompatibilità con i principi espressi nella Costituzione e con le nostre
tradizioni culturali.
A rendere compatibili i
trattati e le direttive europee con la nostra Carta fondamentale ci ha pensato
il governo attuale, espressione di un Parlamento illegittimo, tramite una
riforma costituzionale (che a seguire chiamerò “deforma”) che di fatto ratifica
una situazione che da anni viene perpetrata dalla prassi parlamentare fatta di
decreti e voti di fiducia, dove la democrazia rappresentativa è stata
soppiantata dai governi delle segreterie di partito.
In considerazione di
questa premessa, la questione della deforma costituzionale prospetta alcune
criticità sulle quali vorrei soffermarmi:
La prima: un governo incostituzionale può promuovere
una riforma costituzionale?
Secondo i dettami
costituzionali, questo governo non dovrebbe esistere ed invece si è permesso
addirittura di modificarli.
Si ricordino le parole
di uno dei padri della Costituzione, Piero Calamandrei:
“Nella preparazione
della Costituzione, il governo non deve avere alcuna ingerenza…”
“Nel campo del potere
costituente il governo non può avere alcuna iniziativa, neanche preparatoria”.
“Quando l’Assemblea
discuterà pubblicamente la nuova Costituzione, i banchi del governo dovranno
essere vuoti”.
La seconda: quella che ci viene proposta dai fantocci
al Governo non è una riforma, ma uno stupro in piena regola.
Infatti con la deforma,
per la prima volta troviamo scritte le parole “unione europea” all’interno
della nostra Costituzione repubblicana.
La stessa unione europea
che è patria elettiva del liberismo e dove la competizione tutti contro tutti
prende il posto della solidarietà, dove le necessità dei mercati hanno il
sopravvento sui diritti di chi si alza la mattina per andarsi a guadagnare
onestamente la giornata.
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Atene: le proteste contro la Germania |
La stessa unione europea
lontana dai cittadini, profondamente antidemocratica, in cui le differenze tra
le civiltà che la compongono vengono esasperate dalla rigidità dei trattati e,
per questo, foriera di attriti sempre maggiori tanto da presagire uno scenario
fatto di conflitti veri e propri.
Per la seconda volta
quindi, unico caso in europa, ci ritroveremo una Costituzione prona rispetto ai
trattati internazionali che compongono l’unione europea; trattati che ci
impongono la rinuncia ad un modello economico moderno incentrato sul lavoro
(quello keynesiano) che tutela i diritti dei cittadini e i loro risparmi, per
aderire al plurifallimentare e obsoleto modello neoclassico, che induce alla
forte competizione e che per questo in passato ha causato ben due guerre
mondiali.

Aldo Moro, dai verbali dell'Assemblea Costituente: “è effettivamente
insostenibile la concezione liberale in materia economica, in quanto vi è
la necessità di un controllo in funzione dell’ordinamento più completo
dell’economia mondiale, anche e soprattutto per raggiungere il maggior
benessere possibile. Quando si dice controllo dell’economia, non si
intende però che lo Stato debba essere il gestore di tutte le attività
economiche, ma ci si riferisce allo Stato che non esclude le iniziative
individuali, ma le coordina, le disciplina e le orienta“.
Legittimare in Costituzione l'unione europea (un organismo
internazionale retto dalla grande finanza a dispetto della sua
democrazia solo di facciata) significa assoggettare il nostro ordinamento ad essa e rendere ininfluente ogni chiamata al voto degli italiani.
Non solo, far entrare di diritto l'unione europea in Costituzione, di fatto impedirà ogni azione di governo tesa a liberarci dal giogo europeo per effetto della lunga procedura necessaria per modificare la Carta Costituzionale modificata con la deforma; infatti per uscire da euro e unione europea qualora vincesse il SI, la procedura prevede più passaggi parlamentari e un eventuale referendum, sarebbe quindi talmente lunga da esporre il Paese a sicuri attacchi speculativi tanto criminali quanto distruttivi; al contrario se vincesse il NO, un governo intenzionato a liberarci con un blitz potrebbe invocare l'articolo 50 del TFUE e iniziare la più sicura e veloce procedura per recedere dai trattati.
La terza: i nuovi artt. 117 e 55.
La proposta
referendaria attua un superamento dell’articolo 117, il cui incipit
prescrive che:
“la potestà legislativa è esercitata dallo Stato e
dalle Regioni nel rispetto della Costituzione, nonché dei vincoli derivanti
dall’ordinamento comunitario e dagli obblighi internazionali”.
Significa che qualunque
sia la forza politica che governerà il paese essa dovrà obbligatoriamente
attuare le politiche imposte dalla UE: una organizzazione antidemocratica,
liberista e dal futuro incerto.
Inoltre, in forza all’art.55, con la deforma avremo un senato di nominati che NON DOVRANNO
PERSEGUIRE GLI ITERESSI NAZIONALI e che vigilerà sull'attuazione delle politiche imposte da una
organizzazione estranea al paese e condotta da sconosciuti, anch'essi nominati,
ben lontani dal popolo e posti convenientemente al riparo dai processi
democratici.
A questo punto il voto dei cittadini sarà del tutto inutile.
La quarta: i principi
non invecchiano
Una costituzione è
composta da principi sui quali fondare le leggi dello Stato, e i principi non
invecchiano, restano universalmente validi.
Dire che la nostra
Costituzione è vecchia è come dire che sono vecchi “democrazia”, “diritto al
lavoro”, “diritto alla sanità”, “diritto all’istruzione”, “diritto alla
previdenza”, ecc., perché questi sono i principi su cui è incernierata tutta la
Carta del ‘48.
La quinta: la deforma è volutamente incomprensibile
I principi contenuti
nella Costituzione inoltre, devono essere espressi in un linguaggio
comprensibile che faccia letteralmente innamorare i propri cittadini.
Non deve essere
farraginosa e contenere rinvii ad altri articoli e dispositivi, mentre a
seguito delle manomissioni succedutesi in quest’ultimo trentennio dominato dal
pensiero liberista e a seguito della deforma di cui stiamo trattando, ci
ritroveremo un orribile pasticcio incomprensibile che, tra l’altro, alimenterà
tensioni tra enti pubblici, imprese e cittadini.
Ecco un esempio,
l’articolo 70:
Nella formulazione
originaria:
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Nella formulazione
proposta dal governo:
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La funzione legislativa è esercitata collettivamente
dalle due Camere.
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La funzione legislativa è esercitata
collettivamente dalle due Camere per le leggi di revisione della
Costituzione e le altre leggi costituzionali, e soltanto per le leggi di
attuazione delle disposizioni costituzionali concernenti la tutela delle
minoranze linguistiche, i referendum popolari, le altre forme di
consultazione di cui all’articolo 71, per le leggi che determinano
l’ordinamento, la legislazione elettorale, gli organi di governo, le
funzioni fondamentali dei Comuni e delle Città metropolitane e le
disposizioni di principio sulle forme associative dei Comuni, per la legge
che stabilisce le norme generali, le forme e i termini della partecipazione
dell’Italia alla formazione e all’attuazione della normativa e delle
politiche dell’Unione europea, per quella che determina i casi di
ineleggibilità e di incompatibilità con l’ufficio di Senatore di cui
all’articolo 65, primo comma, e per le leggi di cui agli articoli 57, sesto
comma, 80, secondo periodo, 114, terzo comma, 116, terzo comma, 117, quinto
e nono comma, 119, sesto comma, 120, secondo comma, 122, primo comma, e
132, secondo comma. Le stesse leggi, ciascuna con oggetto proprio, possono
essere abrogate, modificate o derogate solo in forma espressa e da leggi
approvate a norma del presente comma.
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Le altre leggi sono approvate dalla Camera
dei deputati.
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Ogni disegno di legge approvato dalla
Camera dei deputati è immediatamente trasmesso al Senato della Repubblica
che, entro dieci giorni, su richiesta di un terzo dei suoi componenti, può
disporre di esaminarlo. Nei trenta giorni successivi il Senato della
Repubblica può deliberare proposte di modificazione del testo, sulle quali
la Camera dei deputati si pronuncia in via definitiva. Qualora il Senato
della Repubblica non disponga di procedere all’esame o sia inutilmente
decorso il termine per deliberare, ovvero quando la Camera dei deputati si
sia pronunciata in via definitiva, la legge può essere promulgata.
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L’esame del Senato della Repubblica
per le leggi che danno attuazione all’articolo 117, quarto comma, è disposto
nel termine di dieci giorni dalla data di trasmissione. Per i medesimi
disegni di legge, la Camera dei deputati può non conformarsi alle modificazioni
proposte dal Senato della Repubblica a maggioranza assoluta dei suoi
componenti, solo pronunciandosi nella votazione finale a maggioranza
assoluta dei propri componenti.
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I disegni di legge di cui all’articolo
81, quarto comma, approvati dalla Camera dei deputati, sono esaminati dal
Senato della Repubblica, che può deliberare proposte di modificazione entro
quindici giorni dalla data della trasmissione.
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I Presidenti delle Camere decidono,
d’intesa tra loro, le eventuali questioni di competenza, sollevate secondo
le norme dei rispettivi regolamenti.
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Il Senato della Repubblica può, secondo
quanto previsto dal proprio regolamento, svolgere attività conoscitive,
nonché formulare osservazioni su atti o documenti all’esame della Camera
dei deputati.
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La sesta: la deforma è tratta dalla proposta della P2
e risponde alle richieste di riduzione del tasso di democrazia provenienti dal
mondo della finanza globale
Oltre a ciò, ricordo che
i tratti fondamentali della deforma costituzionale, in combinato disposto con
la legge elettorale in via di approvazione, sono gli stessi che troviamo nella
proposta Piduista di qualche decennio fa e gli stessi che ritroviamo in
ogni “letterina” che la troika impone agli Stati che non hanno il merito di
essere governati da una classe politica protesa unicamente al benessere del
popolo che rappresenta, ma che al contrario, vengono governati da fantocci e
piazzisti.
Per chi fa fatica a ricordare, ecco cosa imponevano i banchieri europei (gente mai eletta democraticamente) al nostro governo nell'Agosto 2011 e confrontatelo con l'azione dei governi successivi e la deforma imposta dall'ultimo di questi:
Caro Primo Ministro,
il Consiglio direttivo della Banca
centrale europea il 4 Agosto ha discusso la situazione nei mercati dei
titoli di Stato italiani. Il Consiglio direttivo ritiene che sia
necessaria un'azione pressante da parte delle autorità italiane per
ristabilire la fiducia degli investitori.
Il vertice dei capi di
Stato e di governo dell'area-euro del 21 luglio 2011 ha concluso che
«tutti i Paesi dell'euro riaffermano solennemente la loro determinazione
inflessibile a onorare in pieno la loro individuale firma sovrana e
tutti i loro impegni per condizioni di bilancio sostenibili e per le
riforme strutturali». Il Consiglio direttivo ritiene che l'Italia debba
con urgenza rafforzare la reputazione della sua firma sovrana e il suo
impegno alla sostenibilità di bilancio e alle riforme strutturali.
Il Governo italiano ha deciso di mirare al pareggio di bilancio nel 2014
e, a questo scopo, ha di recente introdotto un pacchetto di misure.
Sono passi importanti, ma non sufficienti.
Nell'attuale situazione, riteniamo essenziali le seguenti misure:
1. Vediamo l'esigenza di misure significative per accrescere il
potenziale di crescita. Alcune decisioni recenti prese dal Governo si
muovono in questa direzione; altre misure sono in discussione con le
parti sociali. Tuttavia, occorre fare di più ed é cruciale muovere in
questa direzione con decisione. Le sfide principali sono l'aumento della
concorrenza, particolarmente nei servizi, il miglioramento della
qualità dei servizi pubblici e il ridisegno di sistemi regolatori e
fiscali che siano più adatti a sostenere la competitività delle imprese e
l'efficienza del mercato del lavoro.
a) E' necessaria una
complessiva, radicale e credibile strategia di riforme, inclusa la piena
liberalizzazione dei servizi pubblici locali e dei servizi
professionali. Questo dovrebbe applicarsi in particolare alla fornitura
di servizi locali attraverso privatizzazioni su larga scala.
b)
C'é anche l'esigenza di riformare ulteriormente il sistema di
contrattazione salariale collettiva, permettendo accordi al livello
d'impresa in modo da ritagliare i salari e le condizioni di lavoro alle
esigenze specifiche delle aziende e rendendo questi accordi più
rilevanti rispetto ad altri livelli di negoziazione. L'accordo del 28
Giugno tra le principali sigle sindacali e le associazioni industriali
si muove in questa direzione.
c) Dovrebbe essere adottata una
accurata revisione delle norme che regolano l'assunzione e il
licenziamento dei dipendenti, stabilendo un sistema di assicurazione
dalla disoccupazione e un insieme di politiche attive per il mercato del
lavoro che siano in grado di facilitare la riallocazione delle risorse
verso le aziende e verso i settori più competitivi.
2. Il Governo ha l'esigenza di assumere misure immediate e decise per assicurare la sostenibilità delle finanze pubbliche.
a) Ulteriori misure di correzione del bilancio sono necessarie.
Riteniamo essenziale per le autorità italiane di anticipare di almeno un
anno il calendario di entrata in vigore delle misure adottate nel
pacchetto del luglio 2011. L'obiettivo dovrebbe essere un deficit
migliore di quanto previsto fin qui nel 2011, un fabbisogno netto
dell'1% nel 2012 e un bilancio in pareggio nel 2013, principalmente
attraverso tagli di spesa. E' possibile intervenire ulteriormente nel
sistema pensionistico, rendendo più rigorosi i criteri di idoneità per
le pensioni di anzianità e riportando l'età del ritiro delle donne nel
settore privato rapidamente in linea con quella stabilita per il settore
pubblico, così ottenendo dei risparmi già nel 2012. Inoltre, il Governo
dovrebbe valutare una riduzione significativa dei costi del pubblico
impiego, rafforzando le regole per il turnover (il ricambio, ndr) e, se
necessario, riducendo gli stipendi.
b) Andrebbe introdotta una
clausola di riduzione automatica del deficit che specifichi che
qualunque scostamento dagli obiettivi di deficit sarà compensato
automaticamente con tagli orizzontali sulle spese discrezionali.
c) Andrebbero messi sotto stretto controllo l'assunzione di
indebitamento, anche commerciale, e le spese delle autorità regionali e
locali, in linea con i principi della riforma in corso delle relazioni
fiscali fra i vari livelli di governo. Vista la gravità dell'attuale
situazione sui mercati finanziari, consideriamo cruciale che tutte le
azioni elencate nelle suddette sezioni 1 e 2 siano prese il prima
possibile per decreto legge, seguito da ratifica parlamentare entro la
fine di Settembre 2011. Sarebbe appropriata anche una riforma
costituzionale che renda più stringenti le regole di bilancio.
3.
Incoraggiamo inoltre il Governo a prendere immediatamente misure per
garantire una revisione dell'amministrazione pubblica allo scopo di
migliorare l'efficienza amministrativa e la capacità di assecondare le
esigenze delle imprese. Negli organismi pubblici dovrebbe diventare
sistematico l'uso di indicatori di performance (soprattutto nei sistemi
sanitario, giudiziario e dell'istruzione). C'é l'esigenza di un forte
impegno ad abolire o a fondere alcuni strati amministrativi intermedi
(come le Province). Andrebbero rafforzate le azioni mirate a sfruttare
le economie di scala nei servizi pubblici locali.
Confidiamo che il Governo assumerà le azioni appropriate.
Con la migliore considerazione,
Mario Draghi, Jean-Claude Trichet
5 agosto 2011
E per concludere il punto, ecco le motivazioni che hanno indotto il governo a produrre questa deforma, motivazioni che denunciano inequivocabilmente l'intenzione di assoggettare lo Stato al potere finanziario globale:
La settima: la deforma ci nasconde i suoi veri scopi
La ri-riforma del titolo
V°. Apparentemente potrebbe rappresentare quasi un ritorno allo spirito
originario della carta del ’48 visto si che si ri-trasferiscono in capo allo
Stato alcune competenze di Comuni e Regioni, ma se guardiamo nello specifico
cosa ciò può comportare, stante la nostra permanenza nell’unione europea, la
cosa assume tutt’altra valenza.
Infatti, è notorio che
nell’unione europea allo Stato è tassativamente proibito intervenire
direttamente nell’economia reale, pertanto questo aspetto della deforma altro
non è che il dispositivo tanto atteso dalle lobbie per fare man bassa di
migliaia di partecipate ora sotto il controllo di regioni e comuni che, una
volta entrate nelle disponibilità statali, dovranno per forza essere svendute
ai privati.
E così, dopo le continue
svendite del patrimonio pubblico che si sono susseguite dagli anni ottanta ad
oggi in forza al principio liberista “meno Stato più mercato”, ora toccherà
anche alle aziende di servizi locali.
Ai cittadini non resterà
che pagare ancor più tasse per mantenere gli organi dello Stato e pagare tutti
i servizi pubblici finiti ai privati sensibili più ai propri utili di impresa
che al benessere comune.
L’ottava: la deforma esclude i cittadini dal processo
di governo del paese e crea confusione
E’ chiaro l’intento di
“tappare la bocca” dei cittadini con l’innalzamento del numero di firme minimo,
da 50.000 a 150.000 per presentare una proposta di legge di iniziativa
popolare, da 500.000 a 800.000 per promuovere referendum abrogativi.
Intento peraltro
evidente qualora si mettono assieme deforma e italicum che, con un “uno-due” da
ko, annullano il perfetto sistema di bilanciamento tra i poteri dello Stato
disegnato nella Carta originale del ’48 sostituendolo con una soluzione
pasticciata e farraginosa; tanto per fare un esempio: se prima le modalità per
legiferare erano due (una per le leggi ordinarie e una per quelle
costituzionali), ora sono diventate dieci, o forse tredici, o forse quindici!
La nona: il Consiglio Nazionale per l'Economia e il Lavoro non va abolito
Leggiamo da sito ufficiale del CNEL:
"Il Consiglio svolge la sua attività di consulenza elaborando pareri, su
richiesta del Parlamento, del Governo e delle Regioni e predisponendo,
di propria iniziativa, testi di osservazioni e proposte sulla
legislazione in itinere, sui maggiori temi della politica economica, del
lavoro e delle politiche sociali, dell'ambiente, delle reti ed
infrastrutture, delle politiche europee e internazionali; nonché
predisponendo rapporti periodici, studi e indagini sui temi
dell'andamento della congiuntura economica, del mercato del lavoro,
della contrattazione, dell'immigrazione e della lotta alla criminalità."
Ovviamente, dal momento in cui la politica ha rinunciato alla sovranità nazionale per cederla insieme alle leve dell'economia ai privati per imposizione dei trattati che compongono l'unione europea (e senza render conto di tutto ciò ai cittadini), va da se che il CNEL diventi superfluo; si può tranquillamente affermare che, secondo la logica che porta all'abolizione del CNEL, si potrebbe persino abolire il Parlamento che con la deforma diventerà legittimamente l'esecutore di politiche estranee agli interessi nazionali, come abbiamo già visto trattando gli Artt. 55 e 117.
Ma tutte queste CESSIONI DI SOVRANITA' SONO VIETATE DALLA COSTITUZIONE (Art.11) e dovranno essere ripristinate insieme alla capacità dello Stato di regolamentare l'economia e di salvaguardare il lavoro e i cittadini.
La decima: Le menzogne e le omissioni del governo per
sostenere la deforma
Sorvolo per amor di patria sul valore politico e umano dei principali attori di questa vicenda.
Ci hanno raccontato che
erano settant’anni che si attendeva questa riforma, quando la Costituzione ne
ha di meno!
Ci hanno raccontato che
votare NO è una mancanza di rispetto nei confronti del Parlamento, dimenticando
che il Parlamento dovrebbe essere espressione e rappresentare il Popolo, che ha
tutti i diritti di correggere il suo operato tramite l’istituto del referendum.
Ci hanno detto che si
sarebbe abolito il bicameralismo, mentre il Senato rimane e per di più i suoi
rappresentanti non verranno eletti dai cittadini!
Ci hanno detto che il
bicameralismo perfetto disegnato nella Costituzione originaria era un ostacolo
per la lungaggine dei procedimenti, ma non ricordano che la criminale legge
Fornero fu approvata in appena 16 giorni e il fiscal compact addirittura in 8!
Ci hanno detto che si
tratta di un processo democratico perché ci avrebbero chiesto il parere, senza
considerare che: 1° se fosse passata con i 2/3 dei voti parlamentari non ci
avrebbero chiesto un bel nulla; 2° il ricorso al referendum è obbligatorio in
caso di mancata approvazione con i 2/3 dei voti parlamentari!
Non ci hanno detto che
un sindaco corrotto o mafioso resterebbe in libertà grazie all’immunità
parlamentare del suo nuovo ruolo di Senatore nominato!
Non ci hanno detto che
sindaci e consiglieri regionali vengono spesati di tutto punto per frequentare
il Senato per le sedute e che in quel periodo il comune e la regione verrebbero
privati del loro contributo!
Non ci hanno detto che
Sindaci e consiglieri regionali eletti dai cittadini per svolgere quella
specifica funzione, si ritroveranno a votare leggi di bilancio o di ratifica di
norme europee per cui non sono stati delegati dal Popolo!
Non ci hanno detto che
la camera dovrà seguire l’agenda di governo e potrà solo discutere le leggi
proposte dal governo e in forza del combinato disposto deforma costituzionale –
italicum, il segretario di partito, che di fatto avrà nominato i 2/3 del
Parlamento, potrà persino condurci in guerra!
Ovviamente le ragioni
tecnico legali per sbarrare quel benedetto NO, quando finalmente riusciremo a
votare, sarebbero ancora di più, come di più sarebbero le menzogne e le
fesserie con le quali ci deliziano giornalmente il piazzista e la sua
sciacquetta per ingraziarsi chi li sostiene al potere, ma già quanto sin qui
considerato basterebbe per indignare chiunque dotato di capacità di pensiero
autonomo e quindi concludo.
Conclusione
La nostra Costituzione
repubblicana del ’48 ha saputo far crescere tutta la società italiana uscita
distrutta dal secondo conflitto mondiale fino a portarla ai vertici
dell’economia mondiale in un regime di garanzie e redistribuzione che ha fatto
crescere tutti e, l’unico appunto che si potrebbe sollevare è che non è mai
stata applicata integralmente.
Quindi, prima
ripristiniamola e applichiamola e poi, se necessario e richiesto dai cittadini
ragioniamo su eventuali proposte di miglioramento.
L’unica soluzione che
appare sempre più evidente, prima che contemplare modifiche alla Costituzione,
dovrebbe prevederne il ripristino (nella forma originale del ’48) e quindi la
sua piena applicazione; il tutto previa abrogazione di tutte le norme liberiste
introdotte dalla classe politica asservita al potere finanziario nell’ultimo
trentennio e previa uscita unilaterale dall’unione europea e monetaria, veri
mostri giuridici di matrice criminale.
Per dare giusta risposta a questo ingannevole quesito bisogna essere informati,
votare NO poi verrà naturale