venerdì 23 settembre 2016

Questa dovrebbe essere la Costituzione Italiana?




La Costituzione è una dichiarazione di intenti di una comunità, deve essere espressione della comunità stessa, quindi scritta con linguaggio comprensibile ai più, con articoli brevi e senza complicarne la lettura con rimandi ad altri articoli o dispositivi.
La Costituzione deve rappresentare il Popolo al pari della sua bandiera e il Popolo deve poter innamorarsi della propria Carta Fondamentale.
I problemi dell'Italia dipendono dalla disapplicazione e dal tradimento della Costituzione del '48.
Stravolgerla ulteriormente ne causerà di ben peggiori.
Ripristiniamola e applichiamola integralmente e anche le nuove generazioni potranno vivere un nuovo miracolo italiano, nel segno della redistribuzione.

Premessa
Il 4 Dicembre p.v. saremo tutti chiamati a votare per impedire una pericolosa svolta autoritaria e liberista dello Stato.
Era chiaro ai padri costituenti come la precedente globalizzazione di fine ottocento fosse stata all’origine di ben due guerre mondiali e per questo intesero dare un’impronta chiaramente antiliberista prima ancora che antifascista alla Carta del ‘48.
Quello a cui stiamo assistendo dai primi anni ottanta invece è una progressiva esautorazione della Costituzione del ’48 a mezzo di riforme di matrice liberista (meno Stato più mercato) fino al nostro ingresso nell’unione europea che ha segnato un colpo mortale ai principi costituzionali che, nel trentennio del boom economico italiano, ci avevano condotti dalle miserie del dopoguerra ai vertici dell’economia mondiale nel segno della redistribuzione e quindi di una crescita uniforme di tutta la nostra società; crescevamo tutti, operai e industriali, manager e impiegati, artigiani e commercianti, TUTTI e questo unicamente grazie ai principi keynesiani sanciti dai padri costituenti e rispettati dai parlamenti.
Ora in Italia viviamo in un limbo sospeso tra le imposizioni dell’unione europea e la loro profonda incompatibilità con i principi espressi nella Costituzione e con le nostre tradizioni culturali.
A rendere compatibili i trattati e le direttive europee con la nostra Carta fondamentale ci ha pensato il governo attuale, espressione di un Parlamento illegittimo, tramite una riforma costituzionale (che a seguire chiamerò “deforma”) che di fatto ratifica una situazione che da anni viene perpetrata dalla prassi parlamentare fatta di decreti e voti di fiducia, dove la democrazia rappresentativa è stata soppiantata dai governi delle segreterie di partito.

In considerazione di questa premessa, la questione della deforma costituzionale prospetta alcune criticità sulle quali vorrei soffermarmi:

La prima: un governo incostituzionale può promuovere una riforma costituzionale?
Secondo i dettami costituzionali, questo governo non dovrebbe esistere ed invece si è permesso addirittura di modificarli.
Dopo la precedente manomissione della nostra Carta Costituzionale operata inserendovi il folle principio del pareggio di bilancio (un principio secondo il quale il popolo italiano è destinato a inesorabile impoverimento), ora assistiamo all’assurdo: un governo comunque illegittimo (nominato da un Parlamento eletto in forza a una legge elettorale incostituzionale), che pretende di modificare la Costituzione a tal punto che sarà possibile ai governi futuri di operare altri sfregi senza alcuna possibilità di opposizione e tramite semplice legge ordinaria!
 Si ricordino le parole di uno dei padri della Costituzione, Piero Calamandrei: 
“Nella preparazione della Costituzione, il governo non deve avere alcuna ingerenza…”
“Nel campo del potere costituente il governo non può avere alcuna iniziativa, neanche preparatoria”.
“Quando l’Assemblea discuterà pubblicamente la nuova Costituzione, i banchi del governo dovranno essere vuoti”.

La seconda: quella che ci viene proposta dai fantocci al Governo non è una riforma, ma uno stupro in piena regola.
Le modifiche che la Costituzione subirà se vinceranno i SI, andranno in direzione diametralmente opposta agli intendimenti dei padri costituenti che avevano ben presenti gli effetti del liberismo e della prima globalizzazione di inizio secolo scorso che portarono a ben due guerre mondiali.
Infatti con la deforma, per la prima volta troviamo scritte le parole “unione europea” all’interno della nostra Costituzione repubblicana.
La stessa unione europea che è patria elettiva del liberismo e dove la competizione tutti contro tutti prende il posto della solidarietà, dove le necessità dei mercati hanno il sopravvento sui diritti di chi si alza la mattina per andarsi a guadagnare onestamente la giornata.
La stessa unione europea che ostacolerà gli interventi dello Stato a sostegno delle popolazioni colpite dalle calamità naturali e che impedisce tassativamente la spesa pubblica necessaria per mettere in sicurezza il territorio, ma che per contro emette smisurate quantità di denaro per salvare un sistema bancario scellerato e, qualora ciò non bastasse, con il bail in, lo farà salvare direttamente depredando i risparmiatori. 
Atene: le proteste contro la Germania
La stessa unione europea lontana dai cittadini, profondamente antidemocratica, in cui le differenze tra le civiltà che la compongono vengono esasperate dalla rigidità dei trattati e, per questo, foriera di attriti sempre maggiori tanto da presagire uno scenario fatto di conflitti veri e propri.
Per la seconda volta quindi, unico caso in europa, ci ritroveremo una Costituzione prona rispetto ai trattati internazionali che compongono l’unione europea; trattati che ci impongono la rinuncia ad un modello economico moderno incentrato sul lavoro (quello keynesiano) che tutela i diritti dei cittadini e i loro risparmi, per aderire al plurifallimentare e obsoleto modello neoclassico, che induce alla forte competizione e che per questo in passato ha causato ben due guerre mondiali.
Aldo Moro, dai verbali dell'Assemblea Costituente: “è effettivamente insostenibile la concezione liberale in materia economica, in quanto vi è la necessità di un controllo in funzione dell’ordinamento più completo dell’economia mondiale, anche e soprattutto per raggiungere il maggior benessere possibile. Quando si dice controllo dell’economia, non si intende però che lo Stato debba essere il gestore di tutte le attività economiche, ma ci si riferisce allo Stato che non esclude le iniziative individuali, ma le coordina, le disciplina e le orienta“.
Legittimare in Costituzione l'unione europea (un organismo internazionale retto dalla grande finanza a dispetto della sua democrazia solo di facciata) significa assoggettare il nostro ordinamento ad essa e rendere ininfluente ogni chiamata al voto degli italiani. 
Non solo, far entrare di diritto l'unione europea in Costituzione, di fatto impedirà ogni azione di governo tesa a liberarci dal giogo europeo per effetto della lunga procedura necessaria per modificare la Carta Costituzionale modificata con la deforma; infatti per uscire da euro e unione europea qualora vincesse il SI, la procedura prevede più passaggi parlamentari e un eventuale referendum, sarebbe quindi talmente lunga da esporre il Paese a sicuri attacchi speculativi tanto criminali quanto distruttivi; al contrario se vincesse il NO, un governo intenzionato a liberarci con un blitz potrebbe invocare l'articolo 50 del TFUE e iniziare la più sicura e veloce procedura per recedere dai trattati.

La terza: i nuovi artt. 117 e 55.
La proposta referendaria attua un superamento dell’articolo 117, il cui incipit prescrive che:
“la potestà legislativa è esercitata dallo Stato e dalle Regioni nel rispetto della Costituzione, nonché dei vincoli derivanti dall’ordinamento comunitario e dagli obblighi internazionali”.
Significa che qualunque sia la forza politica che governerà il paese essa dovrà obbligatoriamente attuare le politiche imposte dalla UE: una organizzazione antidemocratica, liberista e dal futuro incerto.
Inoltre, in forza all’art.55, con la deforma avremo un senato di nominati che NON DOVRANNO PERSEGUIRE GLI ITERESSI NAZIONALI e che vigilerà sull'attuazione delle politiche imposte da una organizzazione estranea al paese e condotta da sconosciuti, anch'essi nominati, ben lontani dal popolo e posti convenientemente al riparo dai processi democratici.
A questo punto il voto dei cittadini sarà del tutto inutile.

La quarta: i principi non invecchiano
Una costituzione è composta da principi sui quali fondare le leggi dello Stato, e i principi non invecchiano, restano universalmente validi.
Dire che la nostra Costituzione è vecchia è come dire che sono vecchi “democrazia”, “diritto al lavoro”, “diritto alla sanità”, “diritto all’istruzione”, “diritto alla previdenza”, ecc., perché questi sono i principi su cui è incernierata tutta la Carta del ‘48.

La quinta: la deforma è volutamente incomprensibile
I principi contenuti nella Costituzione inoltre, devono essere espressi in un linguaggio comprensibile che faccia letteralmente innamorare i propri cittadini.
Non deve essere farraginosa e contenere rinvii ad altri articoli e dispositivi, mentre a seguito delle manomissioni succedutesi in quest’ultimo trentennio dominato dal pensiero liberista e a seguito della deforma di cui stiamo trattando, ci ritroveremo un orribile pasticcio incomprensibile che, tra l’altro, alimenterà tensioni tra enti pubblici, imprese e cittadini.
Ecco un esempio, l’articolo 70:
Nella formulazione originaria:
Nella formulazione proposta dal governo:
La funzione legislativa è esercitata col­lettivamente dalle due Camere.
La funzione legislativa è esercitata col­lettivamente dalle due Camere per le leggi di revisione della Costituzione e le altre leggi costituzionali, e soltanto per le leggi di attuazione delle dispo­sizioni costituzionali concernenti la tutela delle minoranze linguistiche, i referendum popolari, le altre forme di consultazione di cui all’articolo 71, per le leggi che determinano l’ordinamen­to, la legislazione elettorale, gli organi di governo, le funzioni fondamentali dei Comuni e delle Città metropolita­ne e le disposizioni di principio sulle forme associative dei Comuni, per la legge che stabilisce le norme generali, le forme e i termini della partecipazio­ne dell’Italia alla formazione e all’at­tuazione della normativa e delle politiche dell’Unione europea, per quella che determina i casi di ineleggibilità e di in­compatibilità con l’ufficio di Senatore di cui all’articolo 65, primo comma, e per le leggi di cui agli articoli 57, sesto comma, 80, secondo periodo, 114, terzo comma, 116, terzo comma, 117, quinto e nono comma, 119, sesto comma, 120, secondo comma, 122, primo comma, e 132, secondo comma. Le stesse leggi, ciascuna con oggetto proprio, possono essere abrogate, modificate o derogate solo in forma espressa e da leggi appro­vate a norma del presente comma.
Le altre leggi sono approvate dalla Ca­mera dei deputati.
Ogni disegno di legge approvato dal­la Camera dei deputati è immedia­tamente trasmesso al Senato della Repubblica che, entro dieci giorni, su richiesta di un terzo dei suoi compo­nenti, può disporre di esaminarlo. Nei trenta giorni successivi il Senato della Repubblica può deliberare proposte di modificazione del testo, sulle quali la Camera dei deputati si pronuncia in via definitiva. Qualora il Senato della Repubblica non disponga di procedere all’esame o sia inutilmente decorso il termine per deliberare, ovvero quando la Camera dei deputati si sia pronun­ciata in via definitiva, la legge può es­sere promulgata.
L’esame del Senato della Repubbli­ca per le leggi che danno attuazione all’articolo 117, quarto comma, è di­sposto nel termine di dieci giorni dal­la data di trasmissione. Per i medesimi disegni di legge, la Camera dei deputati può non conformarsi alle modifica­zioni proposte dal Senato della Re­pubblica a maggioranza assoluta dei suoi componenti, solo pronunciandosi nella votazione finale a maggioranza assoluta dei propri componenti.
I disegni di legge di cui all’articolo 81, quarto comma, approvati dalla Camera dei deputati, sono esaminati dal Senato della Repubblica, che può deliberare proposte di modificazione entro quin­dici giorni dalla data della trasmissione.
I Presidenti delle Camere decidono, d’intesa tra loro, le eventuali questio­ni di competenza, sollevate secondo le norme dei rispettivi regolamenti.
Il Senato della Repubblica può, secon­do quanto previsto dal proprio rego­lamento, svolgere attività conoscitive, nonché formulare osservazioni su atti o documenti all’esame della Camera dei deputati.


La sesta: la deforma è tratta dalla proposta della P2 e risponde alle richieste di riduzione del tasso di democrazia provenienti dal mondo della finanza globale
Le forze globaliste che sostengono questo governo ben sanno qual è il valore della nostra Costituzione tanto da averla apertamente indicata come il maggiore ostacolo alla completa vittoria della finanza sulla democrazia; il famoso rapporto del 2013 della banca d’affari JPMorgan (tra le maggiori colpevoli del crack finanziario che ha trascinato la nostra economia nella crisi ancora persistente) è li a testimoniare come le costituzioni democratiche europee siano di intralcio alle riforme che danno carta bianca agli speculatori; a quel rapporto ha fatto eco il nostro Mario Monti (quello che ci doveva salvare) con il suo “ogni governo ha il dovere di educare le camere”!
Oltre a ciò, ricordo che i tratti fondamentali della deforma costituzionale, in combinato disposto con la legge elettorale in via di approvazione, sono gli stessi che troviamo nella proposta Piduista di qualche decennio fa e gli stessi che ritroviamo in ogni “letterina” che la troika impone agli Stati che non hanno il merito di essere governati da una classe politica protesa unicamente al benessere del popolo che rappresenta, ma che al contrario, vengono governati da fantocci e piazzisti.

Per chi fa fatica a ricordare, ecco cosa imponevano i banchieri europei (gente mai eletta democraticamente) al nostro governo nell'Agosto 2011 e confrontatelo con l'azione dei governi successivi e la deforma imposta dall'ultimo di questi:

Caro Primo Ministro,
il Consiglio direttivo della Banca centrale europea il 4 Agosto ha discusso la situazione nei mercati dei titoli di Stato italiani. Il Consiglio direttivo ritiene che sia necessaria un'azione pressante da parte delle autorità italiane per ristabilire la fiducia degli investitori.
Il vertice dei capi di Stato e di governo dell'area-euro del 21 luglio 2011 ha concluso che «tutti i Paesi dell'euro riaffermano solennemente la loro determinazione inflessibile a onorare in pieno la loro individuale firma sovrana e tutti i loro impegni per condizioni di bilancio sostenibili e per le riforme strutturali». Il Consiglio direttivo ritiene che l'Italia debba con urgenza rafforzare la reputazione della sua firma sovrana e il suo impegno alla sostenibilità di bilancio e alle riforme strutturali.
Il Governo italiano ha deciso di mirare al pareggio di bilancio nel 2014 e, a questo scopo, ha di recente introdotto un pacchetto di misure. Sono passi importanti, ma non sufficienti.

Nell'attuale situazione, riteniamo essenziali le seguenti misure:
1. Vediamo l'esigenza di misure significative per accrescere il potenziale di crescita. Alcune decisioni recenti prese dal Governo si muovono in questa direzione; altre misure sono in discussione con le parti sociali. Tuttavia, occorre fare di più ed é cruciale muovere in questa direzione con decisione. Le sfide principali sono l'aumento della concorrenza, particolarmente nei servizi, il miglioramento della qualità dei servizi pubblici e il ridisegno di sistemi regolatori e fiscali che siano più adatti a sostenere la competitività delle imprese e l'efficienza del mercato del lavoro.
a) E' necessaria una complessiva, radicale e credibile strategia di riforme, inclusa la piena liberalizzazione dei servizi pubblici locali e dei servizi professionali. Questo dovrebbe applicarsi in particolare alla fornitura di servizi locali attraverso privatizzazioni su larga scala.
b) C'é anche l'esigenza di riformare ulteriormente il sistema di contrattazione salariale collettiva, permettendo accordi al livello d'impresa in modo da ritagliare i salari e le condizioni di lavoro alle esigenze specifiche delle aziende e rendendo questi accordi più rilevanti rispetto ad altri livelli di negoziazione. L'accordo del 28 Giugno tra le principali sigle sindacali e le associazioni industriali si muove in questa direzione.
c) Dovrebbe essere adottata una accurata revisione delle norme che regolano l'assunzione e il licenziamento dei dipendenti, stabilendo un sistema di assicurazione dalla disoccupazione e un insieme di politiche attive per il mercato del lavoro che siano in grado di facilitare la riallocazione delle risorse verso le aziende e verso i settori più competitivi.
2. Il Governo ha l'esigenza di assumere misure immediate e decise per assicurare la sostenibilità delle finanze pubbliche.
a) Ulteriori misure di correzione del bilancio sono necessarie. Riteniamo essenziale per le autorità italiane di anticipare di almeno un anno il calendario di entrata in vigore delle misure adottate nel pacchetto del luglio 2011. L'obiettivo dovrebbe essere un deficit migliore di quanto previsto fin qui nel 2011, un fabbisogno netto dell'1% nel 2012 e un bilancio in pareggio nel 2013, principalmente attraverso tagli di spesa. E' possibile intervenire ulteriormente nel sistema pensionistico, rendendo più rigorosi i criteri di idoneità per le pensioni di anzianità e riportando l'età del ritiro delle donne nel settore privato rapidamente in linea con quella stabilita per il settore pubblico, così ottenendo dei risparmi già nel 2012. Inoltre, il Governo dovrebbe valutare una riduzione significativa dei costi del pubblico impiego, rafforzando le regole per il turnover (il ricambio, ndr) e, se necessario, riducendo gli stipendi.
b) Andrebbe introdotta una clausola di riduzione automatica del deficit che specifichi che qualunque scostamento dagli obiettivi di deficit sarà compensato automaticamente con tagli orizzontali sulle spese discrezionali.
c) Andrebbero messi sotto stretto controllo l'assunzione di indebitamento, anche commerciale, e le spese delle autorità regionali e locali, in linea con i principi della riforma in corso delle relazioni fiscali fra i vari livelli di governo. Vista la gravità dell'attuale situazione sui mercati finanziari, consideriamo cruciale che tutte le azioni elencate nelle suddette sezioni 1 e 2 siano prese il prima possibile per decreto legge, seguito da ratifica parlamentare entro la fine di Settembre 2011. Sarebbe appropriata anche una riforma costituzionale che renda più stringenti le regole di bilancio.
3. Incoraggiamo inoltre il Governo a prendere immediatamente misure per garantire una revisione dell'amministrazione pubblica allo scopo di migliorare l'efficienza amministrativa e la capacità di assecondare le esigenze delle imprese. Negli organismi pubblici dovrebbe diventare sistematico l'uso di indicatori di performance (soprattutto nei sistemi sanitario, giudiziario e dell'istruzione). C'é l'esigenza di un forte impegno ad abolire o a fondere alcuni strati amministrativi intermedi (come le Province). Andrebbero rafforzate le azioni mirate a sfruttare le economie di scala nei servizi pubblici locali.
Confidiamo che il Governo assumerà le azioni appropriate.
Con la migliore considerazione,
Mario Draghi, Jean-Claude Trichet
5 agosto 2011
E per concludere il punto, ecco le motivazioni che hanno indotto il governo a produrre questa deforma, motivazioni che denunciano inequivocabilmente l'intenzione di assoggettare lo Stato al potere finanziario globale:



La settima: la deforma ci nasconde i suoi veri scopi
La ri-riforma del titolo V°. Apparentemente potrebbe rappresentare quasi un ritorno allo spirito originario della carta del ’48 visto si che si ri-trasferiscono in capo allo Stato alcune competenze di Comuni e Regioni, ma se guardiamo nello specifico cosa ciò può comportare, stante la nostra permanenza nell’unione europea, la cosa assume tutt’altra valenza.
Infatti, è notorio che nell’unione europea allo Stato è tassativamente proibito intervenire direttamente nell’economia reale, pertanto questo aspetto della deforma altro non è che il dispositivo tanto atteso dalle lobbie per fare man bassa di migliaia di partecipate ora sotto il controllo di regioni e comuni che, una volta entrate nelle disponibilità statali, dovranno per forza essere svendute ai privati.
E così, dopo le continue svendite del patrimonio pubblico che si sono susseguite dagli anni ottanta ad oggi in forza al principio liberista “meno Stato più mercato”, ora toccherà anche alle aziende di servizi locali.
Ai cittadini non resterà che pagare ancor più tasse per mantenere gli organi dello Stato e pagare tutti i servizi pubblici finiti ai privati sensibili più ai propri utili di impresa che al benessere comune.

L’ottava: la deforma esclude i cittadini dal processo di governo del paese e crea confusione
E’ chiaro l’intento di “tappare la bocca” dei cittadini con l’innalzamento del numero di firme minimo, da 50.000 a 150.000 per presentare una proposta di legge di iniziativa popolare, da 500.000 a 800.000 per promuovere referendum abrogativi.
Intento peraltro evidente qualora si mettono assieme deforma e italicum che, con un “uno-due” da ko, annullano il perfetto sistema di bilanciamento tra i poteri dello Stato disegnato nella Carta originale del ’48 sostituendolo con una soluzione pasticciata e farraginosa; tanto per fare un esempio: se prima le modalità per legiferare erano due (una per le leggi ordinarie e una per quelle costituzionali), ora sono diventate dieci, o forse tredici, o forse quindici!

La nona: il Consiglio Nazionale per l'Economia e il Lavoro non va abolito
Leggiamo da sito ufficiale del CNEL:
"Il Consiglio svolge la sua attività di consulenza elaborando pareri, su richiesta del Parlamento, del Governo e delle Regioni e predisponendo, di propria iniziativa, testi di osservazioni e proposte sulla legislazione in itinere, sui maggiori temi della politica economica, del lavoro e delle politiche sociali, dell'ambiente, delle reti ed infrastrutture, delle politiche europee e internazionali; nonché predisponendo rapporti periodici, studi e indagini sui temi dell'andamento della congiuntura economica, del mercato del lavoro, della contrattazione, dell'immigrazione e della lotta alla criminalità."
Ovviamente, dal momento in cui la politica ha rinunciato alla sovranità nazionale per cederla insieme alle leve dell'economia ai privati per imposizione dei trattati che compongono l'unione europea (e senza render conto di tutto ciò ai cittadini), va da se che il CNEL diventi superfluo; si può tranquillamente affermare che, secondo la logica che porta all'abolizione del CNEL, si potrebbe persino abolire il Parlamento che con la deforma diventerà legittimamente l'esecutore di politiche estranee agli interessi nazionali, come abbiamo già visto trattando gli Artt. 55 e 117.
Ma tutte queste CESSIONI DI SOVRANITA' SONO VIETATE DALLA COSTITUZIONE (Art.11) e dovranno essere ripristinate insieme alla capacità dello Stato di regolamentare l'economia e di salvaguardare il lavoro e i cittadini.

La decima: Le menzogne e le omissioni del governo per sostenere la deforma
Sorvolo per amor di patria sul valore politico e umano dei principali attori di questa vicenda.

Ci hanno raccontato che erano settant’anni che si attendeva questa riforma, quando la Costituzione ne ha di meno!
Ci hanno raccontato che votare NO è una mancanza di rispetto nei confronti del Parlamento, dimenticando che il Parlamento dovrebbe essere espressione e rappresentare il Popolo, che ha tutti i diritti di correggere il suo operato tramite l’istituto del referendum.
Ci hanno detto che si sarebbe abolito il bicameralismo, mentre il Senato rimane e per di più i suoi rappresentanti non verranno eletti dai cittadini!
Ci hanno detto che il bicameralismo perfetto disegnato nella Costituzione originaria era un ostacolo per la lungaggine dei procedimenti, ma non ricordano che la criminale legge Fornero fu approvata in appena 16 giorni e il fiscal compact addirittura in 8!
Ci hanno detto che con i risparmi ottenuti dalla riduzione dei Senatori, che il governo racconta essere pari a 500milioni, si potranno aiutare i poveri, ma non ci hanno detto che se veramente il risparmio fosse di 500milioni, ai 4milioni e mezzo di poveri italiani spetterebbe qualcosa come 30 centesimi al giorno! A proposito, ma se il bilancio del Senato generalmente è di poco superiore a 500milioni, come potremo risparmiarli senza chiuderlo del tutto? Mah!
Ci hanno detto che si tratta di un processo democratico perché ci avrebbero chiesto il parere, senza considerare che: 1° se fosse passata con i 2/3 dei voti parlamentari non ci avrebbero chiesto un bel nulla; 2° il ricorso al referendum è obbligatorio in caso di mancata approvazione con i 2/3 dei voti parlamentari!
Non ci hanno detto che un sindaco corrotto o mafioso resterebbe in libertà grazie all’immunità parlamentare del suo nuovo ruolo di Senatore nominato!
Non ci hanno detto che sindaci e consiglieri regionali vengono spesati di tutto punto per frequentare il Senato per le sedute e che in quel periodo il comune e la regione verrebbero privati del loro contributo!
Non ci hanno detto che Sindaci e consiglieri regionali eletti dai cittadini per svolgere quella specifica funzione, si ritroveranno a votare leggi di bilancio o di ratifica di norme europee per cui non sono stati delegati dal Popolo!
Non ci hanno detto che la camera dovrà seguire l’agenda di governo e potrà solo discutere le leggi proposte dal governo e in forza del combinato disposto deforma costituzionale – italicum, il segretario di partito, che di fatto avrà nominato i 2/3 del Parlamento, potrà persino condurci in guerra!

Ovviamente le ragioni tecnico legali per sbarrare quel benedetto NO, quando finalmente riusciremo a votare, sarebbero ancora di più, come di più sarebbero le menzogne e le fesserie con le quali ci deliziano giornalmente il piazzista e la sua sciacquetta per ingraziarsi chi li sostiene al potere, ma già quanto sin qui considerato basterebbe per indignare chiunque dotato di capacità di pensiero autonomo e quindi concludo.

Conclusione
La nostra Costituzione repubblicana del ’48 ha saputo far crescere tutta la società italiana uscita distrutta dal secondo conflitto mondiale fino a portarla ai vertici dell’economia mondiale in un regime di garanzie e redistribuzione che ha fatto crescere tutti e, l’unico appunto che si potrebbe sollevare è che non è mai stata applicata integralmente.
Quindi, prima ripristiniamola e applichiamola e poi, se necessario e richiesto dai cittadini ragioniamo su eventuali proposte di miglioramento.
L’unica soluzione che appare sempre più evidente, prima che contemplare modifiche alla Costituzione, dovrebbe prevederne il ripristino (nella forma originale del ’48) e quindi la sua piena applicazione; il tutto previa abrogazione di tutte le norme liberiste introdotte dalla classe politica asservita al potere finanziario nell’ultimo trentennio e previa uscita unilaterale dall’unione europea e monetaria, veri mostri giuridici di matrice criminale.


Per dare giusta risposta a questo ingannevole quesito bisogna essere informati, 
votare NO poi verrà naturale

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