sabato 6 giugno 2015

Sul reddito mimimo universale o di base


Premesse
  La dicotomia "lavoro - reddito" è ciò che consente al progresso scientifico di provocare disoccupazione, povertà e ingiustizia.


La tecnologia fa passi sempre più grandi eliminando posti di lavoro (anche di concetto), inducendo i lavoratori a rinunciare a diritti acquisiti pur di lavorare e garantendo profitti sempre maggiori al capitale.

Anche in settori come l'insegnamento, la medicina, le opere pubbliche, l'informazione ecc., l'impiego umano verrà limitato sempre di più dall'uso esasperato di macchine e computer destinati ad eseguire operazioni sempre più complesse e lasciando a pochi il compito della mera sorveglianza.

Lasciare che tali mezzi vengano acquisiti ed utilizzati unicamente dai privati per il loro profitto significa consegnare le leve dell'economia a questi ultimi e con esse tutta la società.

Nell'Unione Europea, dove l'intervento pubblico nell'economia è praticamente vietato, non è prevista alcuna forma di solidarietà e comunione, anzi queste sono espressamente negate dai trattati che la regolano; la competizione è istituzionalizzata e perseguita a tutti i livelli: tra Stati, tra Enti, tra imprese, tra lavoratori, ecc.; la comunicazione tende a mettere tutti contro tutti; la democrazia è solamente di facciata; gli Stati non possono operare negli interessi dei cittadini a meno di indebitarsi con la finanza internazionale e l'indebitamento degli Stati ricade sui cittadini in una spirale inarrestabile verso il basso.
In un concetto: nell'Unione Europea l'esautorazione delle Costituzioni è un fatto indiscutibile che mostra ogni giorno i suoi frutti avvelenati.

Non solo, gli Stati stanno per essere sottomessi definitivamente al potere economico delle multinazionali con dispositivi come il trattato transatlantico TTIP, impossibile da realizzare senza la "copertura" dell'attuale costruzione europea ed in presenza di veri Stati democratici e sovrani.

Pertanto, ciò che mi prefiggo di discutere con chi vorrà in queste righe è una ipotesi che potrà essere attuata unicamente successivamente al ripristino della Carta Costituzionale nella sua versione originale del 1948 (quindi alla uscita del Nostro Paese dall'Unione Europea) ed all'abrogazione di tutte le pseudo-riforme di stampo liberista degli ultimi decenni, quando lo Stato sovranamente avrà:
- la possibilità assicurare ai cittadini una vita dignitosa
- eliminato le sacche di povertà attualmente esistenti ricostruendo il potenziale produttivo nei territori,
- perseguito la massima occupazione creando lavoro con retribuzioni di riguardo ed orari commisurati alle esigenze del singolo lavoratore
e la democrazia sarà ritornata a determinare le scelte pubbliche.
Da ciò, la necessità in primis di un impegno finalizzato al riposizionamento della Costituzione Repubblicana originale al vertice dell'ordinamento e della vita dei cittadini e, successivamente, ci si potrà occupare di come adeguarla ai tempi correnti e futuri.

Ripeto a scanso di equivoci ed in altri termini: questa proposta non è attuabile in un regime oligarchico liberista, nelle attuali condizioni, con gli Stati impossibilitati a perseguire politiche di piena occupazione e di benessere diffuso, un eventuale reddito di cittadinanza (che verrebbe emesso necessariamente dalla privata BCE) sarebbe una elemosina concessa alla gente elargita unicamente con lo scopo di soggiogarla e controllarne gli impulsi alla ribellione.



Il punto
Affinchè si possa realizzare quanto segue occorrerà innanzitutto liberare da concetti "moralistici" il tema del lavoro e considerare tale anche il dedicarsi a doti personali, alle arti, alla conoscenza, al benessere dei propri cari.
Uno Stato, sebbene social-democratico e sovrano, che crei lavori alienanti e fini a se stessi sarebbe visto comunque come un padrone ingiusto.


Definizione:
Il reddito minimo universale, detto anche reddito di base, non è il reddito di cittadinanza, ma è una erogazione monetaria, a intervallo di tempo regolare, distribuita a tutti coloro dotati di cittadinanza e di residenza, in grado di consentire una vita minima dignitosa, cumulabile con altri redditi (da lavoro, da impresa, da rendita, ecc.), indipendentemente dall'attività lavorativa effettuata, dal sesso, dal credo religioso e dalla posizione sociale ed erogato durante tutta la vita del soggetto.
La presenza del reddito minimo universale non esclude, anzi prevede, la fornitura da parte dello Stato di servizi al cittadino gratuiti legati a sanità, istruzione e trasporti, nonchè ad un piano di edilizia residenziale pubblico.
A fronte di questo diritto tutti i cittadini abili ed in età lavorativa dovranno rendersi disponibili a far fronte alle esigenze dello Stato attraverso un servizio civile o militare da ripetere ogni anno per un periodo di tempo limitato o in caso di emergenze nazionali durante tutto il corso di queste.
  1. Si tratta di un versamento in denaro a scadenza regolare. Dunque, né una somma versata una tantum, né un contributo per specifici servizi.
  2. Esso è erogato da una comunità politica (Stato), che lo finanzia attraverso l'emissione di moneta sovrana e la tassazione generale.
  3. Unico requisito richiesto per essere titolati a ricevere un reddito di base è la cittadinanza e la residenza stabile; in alcune proposte gli individui stabilmente residenti da un periodo di tempo lungo sono inseriti tra i beneficiari benchè non ancora dotati di cittadinanza.
  4. Ancora le diverse proposte distinguono tra un reddito versato a partire dalla maggiore età da uno a cui si è titolati dalla nascita.
  5. Quando proposto come sostituto delle pensioni di anzianità, è inoltre generalmente previsto un assegno più sostanzioso in corrispondenza con il raggiungimento dell'età pensionistica.
  6. A differenza di molte delle politiche sociali attuali, determinate dal nucleo familiare, il reddito di base è un intervento di tipo individuale, che non subisce variazioni in riferimento al proprio status familiare.
  7. Il reddito di base è versato a tutti (cioè ai soggetti individuati nel punto 3) indipendentemente dalla propria condizione economica. Questa caratteristica renderebbe i costi di gestione di un reddito di base minimi se non inesistenti. Versato a tutti, esso sarebbe anche l'unico reddito a non essere tassabile, mentre ogni altra risorsa economica verrebbe tassata (tramite aliquote progressive) rendendo così possibile anche il recupero dello stesso reddito dai soggetti più agiati. 
  8. L'unica condizione personale richiesta per essere titolati a ricevere il reddito di base è la cittadinanza (o la residenza stabile). La mancata accettazione di un lavoro, quando offerto, non è da considerarsi quindi ragione sufficiente per decadere dal beneficio. Inoltre, trattandosi di un intervento monetario incondizionato, non esistono vincoli nell'utilizzo delle risorse economiche concesse salvo quello relativo alla partecipazione di attività di servizio civile o militare periodiche e limitate.
  9. Il r.m.u. sarà impignorabile e verrà sospeso alla cittadina ed al cittadino in stato di detenzione.

Gli scopi:
  1. Garantire la libertà dal bisogno di ogni cittadino
  2. Annullare gli effetti del progresso tecnologico che rende progressivamente sempre meno indispensabile l'opera umana
  3. Innalzare il livello di salari e  stipendi in modo da eliminare ogni sfruttamento del lavoro
Premettendo sempre che un programma del genere può essere unicamente applicato in caso di Stato sovrano e democratico, capace di generare lavoro ben retribuito e con un regime fiscale progressivo, una volta attuato il reddito minimo universale:
- una cittadina o un cittadino con ambizioni e bisogni particolari potrà lavorare con orari confacenti alle sue necessità e, percependo un reddito di riguardo, senza dover scendere a compromessi
- una cittadina o un cittadino con capacità artistiche o sportive potrà dedicarsi ad esse con tranquillità concedendo i frutti della sua arte alla società tutta
- una cittadina o un cittadino che vorrà intraprendere una attività imprenditoriale sarà libera/o di fare ricerca e sviluppare un'idea senza lo spettro incombente del fallimento
- una cittadina o un cittadino che sentirà la necessità di dedicarsi unicamente alla propria famiglia potrà farlo senza rinunce e sacrifici
- una cittadina o un cittadino che deciderà di "accontentarsi" e lasciare che il reddito di base sia la sua unica fonte di reddito ... dovrà appunto accontentarsi.

Il più sottile tra i vantaggi che il reddito di base offre ai propri cittadini è certamente la liberazione di ogni sfruttamento del lavoro in virtù del fatto che nessuno sarà disponibile ad essere sfruttato; inoltre, un imprenditore che pretenderà di abusare i suoi dipendenti o che investirà in tecnologia alienante il lavoro umano (mirando unicamente all'innalzamento della propria quota di profitto), non avrà vita facile in quanto il reddito di base verrà affiancato ad altri provvedimenti atti a salvaguardare i lavoratori secondo i principi costituzionali sia in tema di lavoro che in tema fiscale; quindi, per esempio salario e stipendi minimi saranno fissati dai contratti di lavoro pubblico, la tassazione sarà proporzionale al profitto e modulata in funzione delle spese per salari, stipendi ed investimenti che comportano assunzioni e così via.


Simone ArticoloUno Boemio


N.B.:
Sono graditi contributi, commenti e critiche da utenti identificabili.
Evitare di porre questioni la cui risposta è già trattata implicitamente o esplicitamente nel testo.
Grazie

11 commenti:

  1. Un paio d'anni fa avevo visto questo: https://youtu.be/ExRs75isitw , e mi era parso interessante...

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    1. Mario, grazie per il contributo, ma non ho capito una parola del video, potresti riassumere?

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    2. È 1:38:45 di registrazione, un po' difficile sintetizzare, ma ci sono i sottotitoli.
      Per quel che ricordo: parte dalla premessa che su 10 persone 4 hanno un reddito, 3 vivono col reddito dei primi, 2 sono pensionati e 1 vive con l'assistenza, quindi il reddito di base, uguale per tutti, cumulabile con altri redditi e tassabile, sufficiente per un'esistenza socialmente compatibile servirebbe a redistribuire il reddito prodotto, già ora distribuito ma su basi personali e non sociali. Finalità: consentire la scelta dell'occupazione provvedendo un reddito se non se ne ha altri, consentire il part time temporaneo per motivi familiari o di studio, eliminare la discrezionalità di chi produce reddito e lo distribuisce p.es. ai familiari. Economicamente compatibile in quanto assorbirebbe parte dei sussidi esistenti e di base, ma non universale, in quanto chi ha già un reddito adeguato se lo vedrebbe calcolare nell'imponibile. Però non ti fidare del riassunto e guardatelo. :)

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    3. Ho attivato i sottotitoli, arigrazie, mo me lo studio!

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  2. Per essere efficiente dovrebbe essere una percentuale fissa del pil, e l'attività sociale o militare dovrebbe essere premiata con un aumento del reddito stesso.

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    1. Grazie Vincenzo per il contributo.
      Quella del PIL la devo studiare.
      Il richiamo annuo del servizio militare o civile è un fatto più che altro simbolico, un dovere civile che rende i cittadini partecipi della vita pubblica, non serve premiarla, visto anche che oltre al reddito universale, sanità, istruzione, trasporti e in alcuni casi l'abitazione sono completamente a carico dello Stato.

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  3. Sono d'accordo. Qualche riserva sull'erogazione indipendentemente dalla situazione economica, ma mi sta bene se il meccanismo di imposizione fiscale è tale da annullare il beneficio ai più abbienti.
    Io tendevo a distinguere fra Reddito Minimo Garantito (quello legato al lavoro, e come tale fonte di prevaricazioni - vedi Germania) e Reddito Minimo di Cittadinanza, che corrisponde a quello che tu descrivi. Chiamarlo "Universale" mi sembra in contraddizione con il fatto che per riceverlo occorre comunque soddisfare una condizione, ma questo è solo un aspetto nominalistico.

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    1. Grazie per il commento Mauro
      Si chiama anche Reddito di Base e, ti dirò, alla luce delle tue considerazioni prenderò a chiamarlo così!

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  4. PS: confesso di non aver compreso l'osservazione di Vincenzo Baldassarri per renderlo efficiente. Un meccanismo come il RMU non si pone obiettivi di efficienza (economicamente intesa) ma di equità sociale. Commisurarlo al PIL lo snaturerebbe, così come verrebbe snaturato se determinati servizi dessero diritto a un RMU maggiorato.
    Da lì a farne un mero Reddito Minimo Garantito (nel senso spiegato sopra) il passo sarebbe breve.

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    1. L'imposizione fiscale generale dovrebbe subire variazioni in funzione di fattori come il PIL (ridotta durante i rallentamenti dell'economia e maggiorata nei periodi di crescita), mentre il Reddito di Base (o universale) dovrà essere rivalutato annualmente in funzione dell'inflazione.

      Mauro, in questi giorni sto ragionando sul fatto se sia opportuno renderlo variabile in funzione del costo della vita delle varie regioni (un po' come funzionavano le vecchie gabbie salariali).
      Se ci pensi potrebbe non esser giusto versare la stessa cifra ad un abitante del nord (che ha maggiori spese a parità di servizi-prodotti) e ad uno del sud (dove notoriamente i prezzi sono inferiori).
      Che ne dici?

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    2. In linea di principio potrebbe essere un approccio condivisibile, ma è un'opzione sulla quale c'è da riflettere con attenzione. Non vorrei che l'effetto fosse di ulteriore divaricazione fra le diverse economie... senza contare - correggimi se sbaglio - che se è vero che un abitante del Nord ha un costo della vita più alto può però contare su uno standard di servizi più elevato.
      A "pelle" sono le prime obiezioni che mi vengono in mente, ma non vuol dire che siano pertinenti. Da pensarci su.

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